Sono in corso in Perù le manifestazioni per la destituzione del presidente Martin Vizcarra. Dopo queste due morti, sono arrivate le dimissioni per tredici rappresentanti del governo.
Si fanno sempre più duri e pericolosi gli scontri in corso in questi giorni in Perù. Siamo ormai al sesto giorno di proteste e manifestazioni, dopo la destituzione del presidente in carica Martin Vizcarra. E per le strade di Lima gli incidenti ormai non si contano, con la polizia che va spesso e volentieri al contatto con i manifestanti. E nelle ultime ore è arrivata anche la notizia della morte di due rivoltosi. Si tratta di due studenti universitari, rispettivamente di 22 e 25 anni. La tensione è sempre più alta in tutto il Perù, dove la destituzione di Vizcarra ha provocato una scia di polemiche e discussioni.
Il manifestante di 25 anni che è morto, sarebbe stato ucciso dagli agenti che stanno cercando di tenere a bada la rivolta. A renderlo presente è stato Alberto Huerta, responsabile dell’ufficio del Difensore del popolo di Lima. Si tratta dell’ente che vigila sul rispetto dei diritti umani in Perù. Secondo Huerta, “l’ospedale Almenara ha ricevuto dalla Croce Rossa quattro persone: tre feriti e il cadavere di un 25enne“. Stando al racconto del responsabile, “la vittima presentava ferite d’arma da fuoco al viso e al cuoio capelluto“.
Dunque si è trattato di un’esecuzione in pieno stile. L’ultima giornata di scontri è stata forse la più dura in tutto il Perù. Oltre a essere stata la più lunga, con i primi focolai di proteste che si sono accesi nel pomeriggio per protrarsi ben oltre la mezzanotte. Gli scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine, oltre alla morte dei due studenti universitari, hanno portato al ferimento di almeno 60 persone. A queste si aggiunge anche un numero imprecisato di arresti. Nel frattempo, il comitato organizzatore della protesta avrebbe chiesto ai manifestanti di tornare a casa.
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La settima giornata di proteste nella capitale Lima partirà quando in Perù saranno le 17. Intanto contro la violenza armata delle forze dell’ordine si sono scagliate diverse forze politiche del Paese. A partire dall’Ufficio del Difensore del popolo passando anche per la Corte costituzionale, che condanna senza mezzi termini l’operato delle forze dell’ordine. Nel frattempo anche la situazione del Governo è sempre più in bilico, visto che le notizie che arrivano dalle manifestazioni hanno portato alle dimissioni irrevocabili di ben tredici ministri.
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Si tratta della quasi totalità della squadra di Governo, composta in totale da 18 ministri. Tra gli esponenti che hanno lasciato il Consiglio ci sono anche il ministro della difesa e quello dell’interno. Il presidente Merino avrebbe tenuto in queste ore una riunione d’urgenza del consiglio dei ministri, ma l’esito di questa riunione potrebbe portare alle dimissioni dello stesso Capo di Stato. Ci sarebbe proprio la destituzione del suo predecessore, Martin Vizcarra, alla base del clima di rivolta e protesta in tutta la nazione.
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