Insulti irripetibili e persino l’augurio di avere il cancro. Due professori di Menfi, che negano l’esistenza del Covid-19, hanno inviato dei messaggi da brividi sui social agli alunni che in classe indossavano la mascherina.
“Pandemente, murati in casa e crepaci“, questa una delle tante frasi folli inviate da una coppia di insegnanti negazionisti. I due, marito e moglie, insegnano al liceo Federico II di Svevia di Melfi, in Basilicata. Qualche giorno fa, sui social, si sono scagliati contro alcuni dei loro alunni, colpevoli di avere indossato la mascherina in aula. Un comportamento normale, dato che il nuovo dpcm del Governo prevede proprio che i dispositivi di protezione individuali vengano tenuti anche al banco. Eppure, per coloro che negano l’esistenza del Covid-19 non lo è.
I messaggi choc degli insegnanti negazionisti
I messaggi inviati dai due insegnanti negazionisti ai loro alunni sono di una cattiveria inaudita. “Sei sempre stata una povera ritardata“, scrive uno dei due ad un allievo, la cui unica colpa è quella di temere la diffusione del Covid-19. Proprio per questa ragione gli studenti del liceo Federico II di Svevia di Melfi, in Basilicata, prima che venissero abolite le lezioni in presenza, erano soliti indossare sempre la mascherina. Una precauzione che non è mai andata giù alla coppia di professori.
“Una mezza scema come te non poteva che essere una Covidiota“, continuano. Poi l’invito a restare in casa per evitare di contrarre il virus. Loro, senza dubbio, fanno il contrario. “Noi usciamo e del vostro virus da quattro soldi che non causa neanche un raffreddore ce ne sbattiamo”, scrivono. Poi la frase peggiore. “Io non auguro a nessuno il Covid, perché è meno di un raffreddore, ma il cancro sì. Buona chemio“, concludono. Alla fine del messaggio le emoticon sorridenti.
A denunciare l’orribile vicenda sono stati gli studenti stessi del liceo Federico II di Svevia di Melfi, tramite una pagina Facebook. “Ben due docenti coniugati sostengono sui loro profili social che quella che stiamo vivendo sia una ‘dittatura sanitaria’ – scrivono sulla pagina Facebook dell’Unione degli Studenti – e tutti coloro che indossano la mascherina sono ritenuti dagli stessi ‘Covidioti’ e ‘Pandementi’, senza ovviamente dimenticare di definire la stessa mascherina come un ‘bavaglio’ e riferendo, nei confronti degli stessi alunni che commentano esprimendo il loro disaccordo, termini quali ‘ritardati’ ed addirittura augurando il ‘Cancro’ ad alcuni studenti”. E continuano: “Non riteniamo questi individui professori, perché non meritano di essere definiti tali in quanto i professori non sono questo, sono tutt’altro”. Gli studenti hanno chiesto l’intervento del Ministero dell’Istruzione e dell’Ufficio Scolastico Regionale, a cui hanno esposto alcuni post pubblicati dai professori nonché i messaggi ricevuti in privato.
La nota dell’istituto
Il liceo Federico II di Svevia di Melfi ha preso le distanze dal comportamento dei due insegnanti negazionisti. Anche gli alunni non vogliono che si generalizzi. “La nostra è una scuola meravigliosa, non è la scuola dei docenti che insultano i ragazzi, è la scuola della cultura, dell’allegria, della collaborazione con i professori”, ha detto il rappresentante degli studenti, Antonio Simonetti.
Il dirigente scolastico vuole tuttavia scoprire se questo genere di atteggiamento si limiti ai social oppure se episodi così gravi siano avvenuti anche in classe. Il timore è che i due insegnanti abbiano imposto agli studenti di togliere la mascherina durante le lezioni o li abbiano anche soltanto invitati a non indossarla.
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“Come in ogni grande famiglia – ha concluso Simonetti – può capitare che ci sia qualcosa che non va ed è giusto che ogni problema venga risolto e per fortuna non siamo mai stati soli in questo, dirigente e professori sono sempre stati dalla nostra parte. La vigilanza è ed è sempre stata alta su tutto quello che i docenti e gli alunni facevano nella scuola ed è probabilmente anche per questo che la scuola ha funzionato. Se comportamenti del genere fossero avvenuti all’interno dell’istituto, sono sicuro che tutti gli organi competenti avrebbero preso immediatamente i provvedimenti del caso”.