Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, in collegamento durante un evento della Cgil, ha parlato della curva epidemiologica.
L’indice di contagiosità in calo. È questo l’obiettivo per abbassare la curva epidemiologica e cominciare a diminuire le misure anti Covid nei territori italiani. Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel suo intervento a Futura, un evento della Cgil, durante un colloquio con con il segretario Maurizio Landini. Ma al momento non ci sono certezze che questo stia avvenendo. Per saperlo, bisognerà attendere la nuova cabina di regia prevista per oggi, venerdì 13 novembre.
“Confido che oggi l’Rt nazionale, che misura la velocità di contagio, che nelle ultime settimane è arrivato a 1,7, oggi possa già per le misure adottate, per quello che voi chiamate meccanismo di colorazione delle Regioni, abbassarsi: questo significherebbe che le misure adottate iniziano già a dare effetti. Se così fosse, saremmo incoraggiati su questa strada“, ha detto il premier senza aggiungere altre informazioni. Il livello dell’Rt, per rientrare nei parametri forniti dal Comitato tecnico scientifico, dovrebbe abbassarsi sotto il livello di 1,5.
Conte ha poi risposto alle domande su scuola, sanità e lavoro. Sull’istruzione ha ribadito l’importanza di mantenere l’insegnamento in presenza, soprattutto per gli alunni che iniziano un nuovo ciclo scolastico, come quelli delle medie. Dichiarazione che però stride con le decisioni prese da alcuni governatori regionali come Vincenzo De Luca, della Regione Campania, o Michele Emiliano, della Regione Puglia, che nelle ultime settimane hanno emesso ordinanze per chiudere gli istituti. “Le scuole di per sé non sono focolai”, ha ricordato il premier, la diffusione del contagio avviene al di fuori delle strutture scolastiche. “Dobbiamo puntare – ha aggiunto – sul rispetto delle regole”. Un altro punto su cui Governo e Regioni non riescono ad accordarsi.
Il discorso è poi passato al temo della sanità pubblica. In questo ambito il premier ha “scaricato” la responsabilità sulle lacune della medicina territoriale. In altre parole, sul fatto che la competenza sulla sanità al momento è delle Regioni. “Siamo perfettamente consapevoli che dobbiamo rinforzare la medicina territoriale“, ha sottolineato. E ha aggiunto: “Un segnale lo stiamo dando: nel rinnovare i contratti dei medici abbiamo preso 30 milioni in più“. Eppure si è dimenticato di specificare che a livello governativo, negli ultimi 12 anni, sono stati fatti tagli alla Sanità Pubblica pari a 37 miliardi di euro.
Governo, Regioni, opposizioni, esperti, epidemiologi e virologi. Da marzo a oggi ognuno ha detto la sua sul coronavirus e sulla gestione dell’emergenza sanitaria, cosa che non fa altro che confondere i cittadini. Anche su questo, tuttavia, Conte si è mostrato indulgente e ha difeso la comunicazione dell’esecutivo: “Ci sta che venga fuori una sinfonia di opinioni. Ma la comunicazione del Governo è univoca”, ha dichiarato dimenticando tutte le questioni su cui la maggioranza è stata in disaccordo in questo periodo. Dall’uso del Mes alla chiusura delle scuole, passando per la pessima gestione del trasporto pubblico.
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Il mese di novembre, ha detto ancora il presidente del Consiglio, deve essere dedicato a riportare la curva epidemiologica sotto controllo. È inutile cercare di sapere cosa ne sarà del Natale, tutto dipende dall’evolversi dei dati sul virus. “Oggi ci sarà un aggiornamento dei dati della curva epidemiologica – ha anticipato – e c’è una cabina di regia presso l’Istituto superiore di sanità che aggiornerà i livelli di rischio delle singoli Regioni: questo comporterà l’indicazione delle Regioni che meritano una nuova classificazione. Il ministro della Salute Speranza recepirà queste indicazioni: se mi chiedete di confermare l’upgrading di una determinata Regione, io non confermo nulla“. L’unica certezza, stando alle parole di Conte, è che si interverrà sulle zone in cui c’è bisogno, senza penalizzare i territori che non lo meritano e per limitare i danni economici.
Danni che, però, stanno già mettendo in ginocchio migliaia di italiani. Oltre ai commercianti che hanno dovuto chiudere le attività, infatti, Landini ha ricordato le difficoltà dei lavoratori che non possono accedere allo smart working. “Le nuove diseguaglianze ci impongono interventi selettivi. Le risorse non devono essere distribuite a pioggia, ma in maniera mirata”, ha concluso infine Conte, lasciando ai lavoratori una flebile speranza di riuscire a superare questo momento.
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