Gli oncologi hanno lanciato l’allarme in merito agli effetti a lungo termine che avranno i ritardi nei servizi diagnostici sui pazienti malati di cancro a causa dell’emergenza Covid-19.
Gli oncologi di tutta Italia, nel corso del dibattito “L’oncologia durante e dopo il Covid” a margine del Cracking Cancer Forum 2020, svoltosi in video-conferenza, hanno denunciato i problemi che l’emergenza sanitaria sta recando al settore. I servizi negli ospedali, infatti, non vengono garantiti ai pazienti oncologici come promesso dai vertici del Governo. Per gran parte di loro sono scattati i rinvii delle visite: quelle di diagnostica, quelle di routine e delle terapie stesse. In alcuni casi, all’arrivo della diagnosi o all’attuazione della cura, potrebbe essere ormai troppo tardi. Per questa ragione gli esperti chiedono che la rete si riorganizzi al fine di evitare, il prossimo anno, una nuova vera e propria epidemia: il cancro.
Gli oncologi, nel corso della prima sessione di lavoro del Cracking Cancer Forum 2020, si sono uniti per chiedere a gran voce aiuti. “Non è vero che stiamo garantendo i percorsi oncologici“, ha detto Oscar Bertetto, direttore del Dipartimento Rete Oncologica Piemonte-Valle d’Aosta. E continua. “C’è una estrema carenza di servizi diagnostici, in molte strutture non possiamo inviare pazienti perché non sono state separate dalle aree Covid. Abbiamo bisogno di avere spazi Covid free al di fuori degli ospedali“.
Il cancro rischia di causare, nei prossimi mesi, più vittime di quante ne abbia causate la pandemia di Covid-19. Lo afferma con sicurezza Pierfranco Conte, ordinario di Oncologia Medica dell’Università degli Studi di Padova e coordinatore della Rete oncologica del Veneto. “I tumori purtroppo sopravvivranno al Covid e nonostante decreti e documenti non è vero che l’oncologia viene preservata perché si appoggia a radiologia, endoscopia e altri servizi che sono pesantemente influenzati“.
L’allarme di Attilio Bianchi, direttore generale dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione “G. Pascale” di Napoli è ben chiaro. “Con questi numeri la prossima pandemia sarà il cancro“, ha detto. I dati già oggi destano grande preoccupazione. “Ogni anno i tumori fanno da 13 a 15 milioni di vittime, se fosse una guerra sarebbe ogni giorno sui giornali e invece in qualche modo quasi non fa massa“. Nei prossimi mesi questi numeri rischiano di peggiorare.
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“La sospensione degli screening per 2-3 mesi ha dato un fermo a una delle azioni più forti contro il tumore, cioè l’anticipazione diagnostica e in generale c’è stata una riduzione più in generale delle attività“. Lo ha detto Gianni Amunni, direttore generale dell’Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica (Ispro). Un cambio di marcia, secondo l’esperto, è possibile e soprattutto necessaria. “Abbiamo avuto un danno per la salute che può ripetersi ma che non deve ripetersi e che produrrà esiti che vedremo nei prossimi mesi e anni. La spinta emergenziale ci ha insegnato però alcune cose e ad arrangiarsi anche sul piano organizzativo, ci sono state esperienze di delocalizzazione di alcune funzioni e credo che queste esperienze emergenziali siano una grande occasione per tornare alla normalità con un profondo cambiamento del paradigma dell’assistenza oncologica”.
Soltanto attraverso le risorse necessarie e la giusta organizzazione ciò è possibile. “Bisogna spostare alcune attività a livello territoriale ed estendere il percorso su più setting assistenziali. Le risorse ci saranno, il rischio è che ancora una volta non le sappiamo spendere. Ma serve una completa revisione del finanziamento dell’oncologia: è impensabile che la patologia che è la seconda causa di morte in Italia possa avere un finanziamento così limitato“, ha concluso Amunni.
Le critiche del dottor Pierfranco Conte sono rivolte, in generale, a tutto il sistema sanitario. Neanche a fronte dell’emergenza Covid-19 in sé il Paese, infatti, riesce a difendersi nel migliore dei modi. “Si parla di modello Italia per il Covid, ma il nostro Paese ha la stessa mortalità del Messico, quattro volte quella della Germania, il doppio di Francia e Inghilterra. Bisogna spiegare il perché. Io sono d’accordo sulla deospedalizzazione ma ora abbiamo un numero di posti letto per abitante inferiore del 60% rispetto a a quello della Germania e la metà di quello della Francia. Per anni il sistema sanitario è stato scheletrizzato, al di là dei colori politici dei governi”, ha spiegato.
Della medesima opinione è anche Sandro Pignata, responsabile scientifico della Rete Oncologica Campana, il quale ha tuonato contro coloro che hanno reso carente il sistema sanitario. Ora i più deboli ne traggono le conseguenze. “È il momento – dice – di tenere fuori la sanità dalla politica. I governi hanno ignorato il sistema pubblico. In alcune regioni è stato sviluppato un sistema misto con lo sporco al pubblico e il pulito al privato. Altre regioni sono state sottoposte a decenni di commissariamento e piani di rientro che hanno scheletrizzato il sistema. Da noi c’è stato il blocco del turn over di medici e infermieri per 10 anni e allora come può il sistema reagire all’emergenza? Faccio un appello apolitico: bisogna investire perché siamo bloccati, non si fanno le battaglie senza investimenti“.
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