La norma anti scalata pro Mediaset è stata approvata in Senato, ma senza il voto della Lega: è scontro Salvini-Berlusconi.
È scontro tra Berlusconi e Salvini. O meglio, tra Lega e Forza Italia. La rottura è avvenuta durante il voto sull’emendamento “anti scalata” presentato dalla senatrice del Partito democratico Valeria Valente. La norma sembra consistere essenzialmente nell’evitare l’assalto della società francese Vivendi all’italiana Mediaset e c’è un accordo di maggioranza per approvarla prima del prossimo 16 dicembre. Ossia il giorno fissato per l’udienza di merito dal Tar del Lazio sul ricorso dei francesi contro l’ordinanza con cui Agcom imponeva a Vivendi il congelamento di gran parte dei suoi diritti di voto in Mediaset.
Eppure in commissione Affari Costituzionali il partito del Carroccio ha votato contro, salvo poi cambiare parzialmente idea alla fine della giornata, astenendosi dal voto in Aula. Nonostante le resistenze della Lega, l’emendamento è stato infine approvato dal Senato. Il motivo del “tradimento”, a detta dei leghisti, sarebbe la possibilità che sia stato fatto un cosiddetto “inciuco” tra Forza Italia e maggioranza di centrosinistra. E i forzisti non ci stanno.
Le polemiche sono scoppiate subito, come quella pubblicata via Facebook dal senatore Andrea Cangini. “La realtà supera la finzione e svela la vacuità di certa retorica politica. In commissione Affari costituzionali del Senato, la Lega ha appena votato contro la norma che difende le aziende nazionali di telecomunicazioni da scalate straniere (caso Mediaset-Vivendi). Salvini, evidentemente, ha cambiato slogan: da ‘prima gli italiani’ a ‘prima i francesi’“, ha scritto il forzista sul web.
Come si legge nella relazione illustrativa del testo dell’emendamento, la norma consiste nel controllo di una società, qualora essa “si trovi ad operare contemporaneamente nei mercati delle comunicazioni elettroniche e nel Sic, anche attraverso partecipazioni azionarie rilevanti”. In quel caso, prosegue il documento, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni deve svolgere “un’istruttoria, da concludersi entro il termine di sei mesi dall’avvio del procedimento, volta a verificare la sussistenza di effetti distorsivi o di posizioni comunque lesive del pluralismo, tenendo conto, fra l’altro, dei ricavi, delle barriere all’ingresso nonché del livello di concorrenza nei mercati coinvolti”.
Firmare una norma che tutela la società di proprietà della famiglia Berlusconi può facilmente essere letto come una strizzata d’occhio a Forza Italia. Per questo motivo anche alcuni esponenti del Movimento 5 stelle erano indecisi sul da farsi. Tuttavia, stando a quanto riporta l’agenzia di stampa Adnkronos, fonti di governo assicurerebbero che si tratta di “una misura che nasce per tutelare le aziende italiane, una sorta di golden power estesa alle telecomunicazioni, tanto più in una fase così critica per l’Italia che le nostre aziende rischiano di diventare facile preda di appetiti stranieri. Berlusconi o no, questo vale anche per il Biscione”.
Pensare a un accordo tra i partiti di maggioranza e Forza Italia fa un certo effetto. Ma ancor di più constatare che a fare attrito è la Lega. I motivi li ha spiegati il senatore leghista Ugo Grassi, che durante il voto ha preso la parola per una ventina di minuti. “La norma – ha detto in Commissione – presenta rischi gravi di incostituzionalità giacché interviene in un procedimento in corso violando i parametri che secondo la Corte costituzionale consentono al legislatore di legiferare con norme retroattive o che comunque hanno effetto su procedimenti in itinere. A lavorare di notte e in modo frettoloso questo è ciò che può capitare. Poi nulla quaestio sugli obiettivi politici”.
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