Sempre più vicini al vaccino. Ma poi sarà tutto finito?

La corsa verso il vaccino per il coronavirus sembra sempre più vicina al traguardo. Rassicurano gli ultimi dati preliminari sul vaccino sviluppato dall’azienda farmaceutica statunitense Pfizer, in collaborazione con la tedesca BioNTech, ormai in fase tre. Ma quali sfide si profilano all’orizzonte?

vaccino covid - meteoweek.com
(Da Getty Images)

Ormai è un mantra martellante, tanto quanto il conteggio dei nuovi contagiati: siamo vicini a ottenere un vaccino contro il coronavirus. Da un lato i proclami da parte del mondo della scienza, dall’altro lo snocciolamento dei dati sui positivi, canto e controcanto che si fronteggiano nel determinare l’umore di un’intera nazione. Questa volta, però, le informazioni sembrano incoraggianti. L’azienda farmaceutica statunitense Pfizer, in collaborazione con la tedesca BioNTech, ha comunicato alcuni risultati preliminari emersi dall’ultima fase di sperimentazione, ancora in corso. Il dato più interessante riguarda soggetti che hanno ricevuto due dosi del vaccino, dosi distanziate da tre settimane di tempo. In oltre il 90% dei casi questi soggetti non avrebbero sviluppato sintomi da coronavirus, rispetto al gruppo di controllo al quale era stata somministrata una sostanza placebo. La società promette già entro fine anno circa 50 milioni di dosi, mentre nel 2021 potrebbe arrivare a produrne 1,3 miliardi.

Dubbi ed entusiasmi

Si tratta, comunque, di risultati che vanno forniti in maniera più completa. E tante sono ancora le domande a cui bisogna rispondere: il vaccino funziona per prevenire anche i casi più gravi di Covid? Che effetto avrà sugli asintomatici? Quale sarà la durata dell’immunità? Ugur Sahin, co-fondatore e CEO di BioNTech, afferma che l’immunità garantita dal vaccino dovrebbe durare un anno. Ma mancano, su questo, dati ufficiali che l’azienda dovrebbe rendere pubblici a breve. Nonostante questi dubbi, comunque, l’entusiasmo raccolto nella comunità scientifica resta alto. Il numero uno di Pfizer, Albert Bourla, avrebbe commentato: “I risultati dimostrano che il nostro vaccino a base di mRna può aiutare a prevenire il Covid-19 nella maggior parte delle persone che lo ricevono. Ciò significa che potenzialmente siamo ad un passo dal fornire alle persone in tutto il mondo una svolta tanto necessaria per contribuire a porre fine a questa pandemia globale”. Entusiasta anche l’immunologo statunitense Anthony Fauci, che parla di un’efficacia “straordinaria”.

E poi, cosa succede?

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(Da Getty Images)

Poi bisogna aspettare. Innanzitutto sarà necessario confermare le alte aspettative suscitate nella comunità scientifica. E non manca chi, tra gli esperti, frena gli animi. Primo tra tutti Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute, che su La7 commenta: “Sono settimane che le aziende ci dicono che i loro risultati sono straordinari però non presentano i dati alle autorità regolatorie. Quando questi dati non verranno detti sui giornali ma verranno presentati su un file specifico questo significherà avere un tempo preciso per la disponibilità del vaccino”. Fa eco il virologo Giorgio Palù, che sottolinea le entusiastiche reazioni in borsa dopo l’annuncio dell’azienda: “Io non entro nel merito di una dichiarazione di una azienda farmaceutica interessata. Aspetto uno studio scientifico“. Effettivamente la Commissione europea ha comunicato che firmerà un contratto da 300 milioni di dosi, il Dow Jones Industrial Average ha guadagnato 1.100 punti, e le borse europee, spinte anche dalla vittoria di Biden, hanno chiuso a +4%.

Gli ostacoli all’orizzonte

Ad ogni modo, anche qualora le aspettative sul vaccino fossero confermate scientificamente, tutto il mondo dovrà affrontare a quel punto una serie di faticosi step, che richiederanno del tempo. A sintetizzarli è la virologa Ilaria Capua, che al Corriere commenta in genere lo stato della ricerca sui vaccini: “Pensate al vaccino per l’influenza: lo sappiamo fare e distribuire, eppure non si trova. In questo momento di crisi non si riesce a fare l’upscaling delle dosi di vaccino anti-influenzale per produrne abbastanza. Ad oggi un vaccino per il Covid innanzitutto non c’è; secondo, non abbiamo certezza che quelli che sono in via di sviluppo siano efficaci; terzo, non sappiamo neanche se l’efficacia possa essere raggiunta con una dose o se ce ne vorranno di più, perché alcuni coronavirus sono dei pessimi immunogeni”. Insomma, i primi dubbi riguardano la ricerca, che dovrà sciogliere questa serie di nodi prima di iniziare a pensare a un’effettiva distribuzione. Ma anche per quanto riguarda la produzione –  che nel frattempo in alcuni casi è stata già avviata – la questione non è affatto immediata: “Se il mondo può produrre per unità di tempo cento milioni di dosi, noi siamo comunque sette miliardi, ed è giusto che siano garantite le dosi per i lavoratori degli ospedali e i trasporti essenziali, perché se si fermano si ferma tutto di nuovo, ed ovviamente per le persone più fragili. Quando i vaccini saranno pronti e autorizzati, e si conosceranno le caratteristiche di efficacia e di sicurezza, dovranno essere somministrati in maniera organizzata. Ma al primo giro non ce ne sarà abbastanza per tutti“.


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Quando arriverà il vaccino

Il ministro della Salute Roberto Speranza avrebbe garantito, ospite di In mezz’ora in più: la distribuzione di massa “avverrà sicuramente alla fine del primo trimestre o alla fine del primo quadrimestre del 2021″. Insomma, marzo o aprile 2021. Nel frattempo, però, il dottor Scott Gottlieb, direttore a Pfizer ed ex dirigente della Food and Drug Administration statunitense, ha messo le mani avanti: “Penso che dobbiamo ricordarci di avere davanti a noi un cammino forse breve, ma molto difficile”. La scoperta di un vaccino non rappresenta la bacchetta magica in grado di dissolvere l’incubo. “Un vaccino di massa sarà disponibile verso la fine del secondo trimestre, forse nel terzo trimestre. Prevediamo che sarà disponibile giusto in tempo per l’autunno del 2021″. Se i dati dovessero essere confermati, la scoperta di un vaccino sarebbe piuttosto “una luce alla fine del tunnel”. Da AstraZeneca, intanto, fanno sapere che il vaccino sarà disponibile per le persone vulnerabili a partire dall’estate del 2021.


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La luce alla fine del tunnel

Insomma, bisognerà prima attendere ulteriori dati sul vaccino, poi bisognerà produrlo e distribuirlo in dosi massicce. Prima alle categorie fragili, poi a tutti gli altri. Una serie di step che, necessariamente, allungheranno di molto le tempistiche che porranno fine alla lunga pandemia che sta affliggendo il mondo intero. Nel frattempo? Sarà necessario proseguire con le misure di contenimento del virus. A ribadirlo è Barbara Gallavotti, biologa, scrittrice, giornalista scientifica, che all’Huffpost commenta: “Per esempio, bisognerà tenere conto della durata della campagna di vaccinazione: la Germania aveva stimato circa un anno per l’intera popolazione. Il vaccino sarà uno strumento per proteggere il prima possibile i più fragili, ma questo non autorizzerà a far circolare il virus liberamente tra il resto della popolazione. Senza contenimento, anche i più giovani potrebbero contrarre la malattia in maniera più grave”.

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