Sciopero metalmeccanici, nel mirino Confindustria. A che punto è la trattativa? [VIDEO]

Il 5 novembre, in tutta Italia, ha avuto luogo la mobilitazione dei metalmeccanici. Al centro della protesta: la difesa dell’occupazione, l’aumento del salario, il miglioramento del welfare, la salute e la sicurezza dei lavoratori e molto altro. Diversi gli attacchi nei confronti delle posizioni di Federmeccanica per il rinnovo del contratto nazionale dei lavoratori. A che punto è ora la trattativa?

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Roma, Torino, Napoli, Bologna: tante le città che si sono mobilitate per lo sciopero nazionale dei lavoratori metalmeccanici, il 5 novembre. Tante anche le rivendicazioni, dal welfare all’aumento salariale, dalla difesa dell’occupazione alla difesa dei diritti dei lavoratori. Al centro della protesta anche e soprattutto il rinnovo del contratto nazionale di lavoro, scaduto a fine 2019, che ha incontrato l’interruzione della trattativa con Federmeccanica-Confindustria, contraria a concedere aumenti salariali. A un mese dall’interruzione della trattativa, i metalmeccanici scendono in piazza, per rivendicare un adeguamento del salario minimo al costo della vita, e non all’andamento dell’inflazione (come vorrebbero Federmeccanica e Confindustria). L’accordo coinvolge circa un milione e mezzo di lavoratori, numeri non da poco, che coordinati da Fiom, Fim e Uilm stanno attuando centinaia di presidi nelle principali città italiane nel rispetto delle norme anti Covid-19.

Confindustria: “Uno sciopero in questo momento denota scarso senso di responsabilità”

Dopo lo sciopero, si tirano le somme delle adesioni. Sintomatica la tensione tra Confindustria Cuneo e i sindacati, persino sul numero di partecipanti alla mobilitazione. A commentare la proclamazione e l’effettuazione dello sciopero, il presidente della Sezione meccanica di Confindustria Cuneo, Marco Costamagna, che afferma: “La percentuale media di adesione in provincia è stata prossima al 15%: il dato risulta da un’indagine che abbiamo svolto presso le aziende nostre associate”. Un numero estremamente distante rispetto a quello comunicato dai segretari provinciali di Fiom (Davide Mollo), Fim (Sergio De Salve) e Uilm (Bruno Gosmar), che avevano parlato di punte di adesione del 70-80% in alcune fabbriche specifiche. Ma Confindustria e sindacati non si sono confrontati esclusivamente sui numeri dello sciopero. Al centro della risposta di Costamagna anche l’opportunità di indire una mobilitazione in un periodo storico come questo. “Le dichiarazioni dei sindacati riportate dagli organi di informazione non corrispondono alla realtà dei fatti. Non solo è stata molto bassa la partecipazione all’iniziativa, ma in un momento delicato come quello che stiamo vivendo, con una grave emergenza sanitaria in atto, la proclamazione di uno sciopero denota anche scarso senso di responsabilità“.

Durissima, quindi, la reazione di Confindustria Cuneo, che accusa i lavoratori in sciopero di non tener conto della situazione attuale e di alimentare le tensioni. Successivamente, infatti, Costamagna conclude: “Il lockdown genera un’apprensione quotidiana: sono molti i lavoratori che stanno attraversando una situazione difficile e riteniamo profondamente sbagliato generare situazioni che potenzialmente rischiano di scatenare tensioni e fomentare disordini sociali”. A questa serie di obiezioni, i metalmeccanici rispondono: l’attuale emergenza sanitaria non può esser utilizzata come alibi per ledere ulteriormente i diritti dei lavoratori. Insomma, a che punto è la trattativa dopo lo sciopero? La fase di stallo sembra persistere. Entrambe le parti si dicono pronte al dialogo ma nessuno sembra voler cedere.

Cisl: “E’ una mobilitazione necessaria”

A sintetizzare il senso della mobilitazione, la segretaria generale della Fiom-Cgil, Francesca Re David. “Non è accettabile che i lavoratori metalmeccanici siano considerati indispensabili e poi gli si dica: ‘Zitto e lavora, non è il momento di rivendicare i tuoi diritti’. Era proprio il momento di fare lo sciopero”. A commentare anche il segretario generale della Fim-Cisl Roberto Benaglia: “Siamo consapevoli della delicatezza del momento e ci muoviamo con il massimo della responsabilità. Ma la mobilitazione è necessaria per sbloccare la trattativa interrotta con Federmeccanica-Assistal. Non è quindi uno sciopero nostalgico né anacronistico. Vogliamo un contratto capace di sostenere la ripartenza e di riportare il lavoro al centro della trattativa, in una fase di grandi trasformazioni del mondo del lavoro che sono sotto gli occhi di tutti, nella prospettiva di un patto di solidarietà che ha bisogno, oggi più che mai, di parti sociali responsabili. L’incertezza generale del Paese non può risolversi in un alibi per non rinnovare il contratto scaduto da un anno”.


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Noi siamo stati a Bologna, dove allo sciopero di 4 ore (di Fim-Cils, Fiom-Cgil e Uilm-Uil) si è aggiunto un ulteriore sciopero di 8 ore, indetto dall’Unione sindacale di base (Usb), che ha anche organizzato un presidio davanti alla sede di Confindustria, in via Barberia 13. Un presidio particolare, che ci tiene a prender le distanze dagli altri sindacati sopracitati: è anche con la loro complicità che si è giunti a questo punto, ripetono gli organizzatori. Nel mirino, però, restano sempre le politiche di Confindustria: “Utilizzando la pandemia, Confindustria mira a condizionare la politica economica del governo e a peggiorare le condizioni salariali e d’impiego dei lavoratori. E’ il manifesto politico di una classe imprenditoriale fallita, che mentre delocalizzava, contribuendo a impoverire il tessuto industriale e occupazionale, s’ingozzava di aiuti pubblici sotto forma di sovvenzioni e sconti fiscali”, commenta Usb.


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La ministra Catalfo promette: “Cercherò di agevolare il dialogo”

Intanto la ministra del Lavoro Nunzia Catalfo promette un rinnovato impegno da parte del Governo per superare lo stallo dovuto al braccio di ferro tra Federmeccanica e metalmeccanici. Sentita da Agorà sullo sciopero dei lavoratori metalmeccanici, avrebbe infatti commentato: “Come sapete il rinnovo è un accordo tra le parti ma capisco che questo momento è molto delicato e come ministro del Lavoro cercherò di agevolare in qualsiasi modo questo dialogo tra le rappresentanze dei lavoratori e le aziende per superare questo scoglio che sta bloccando tutto”.  

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