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Politica

Covid, almeno 5 regioni cambiano zona: cosa si potrà fare e cosa no

In Italia presto alcune regioni cambieranno zona e, dunque, saranno sottoposte a misure restrittive più rigide. Almeno cinque regioni della zona gialla passano alla zona arancione, mentre una diventa addirittura zona rossa.

Le misure restrittive nelle zone gialle, arancioni e rosse previste dal nuovo dpcm – meteoweek.com

Dopo una settimana dal nuovo dpcm del Premier Giuseppe Conte, che ha diviso l’Italia in tre fasce, il Ministero della Salute, come annunciato nel decreto stesso, ha valutato gli aggiornamenti dei dati relativi al Covid-19 nelle diverse regioni. I criteri di valutazione per l’attribuzione delle zone rosse, arancioni e gialle sono gli stessi del dpcm. Tra questi indice Rt e livello di occupazione dei posti negli ospedali. In virtù di tali cambiamento, quasi per la totalità negativi, alcune regioni diventeranno da zona gialla a zona arancione. Altre, invece, direttamente zona rossa. Difficilmente, invece, verranno attutite le misure di restrizione nelle zone già rosse o arancioni.


Per approfondire:


Le nuove misure anti-Covid da rispettare

Le regioni che passeranno da zona gialla a zona arancione, come annunciato dal Ministro della Salute, sono cinque: Abruzzo, Umbria, Basilicata, Liguria e Toscana. Il provvedimento sarà valido a partire da mercoledì 11 novembre. L’Alto-Adige, a fronte della pericolosa diffusione del Covid-19 registrata, si è auto-proclamata zona rossa. Si sta addirittura pensando ad un lockdown totale, più duro di quello previsto dal dpcm.

Per la Campania, invece, si stanno ancora valutando i dati registrati nell’ultima settimana. “Riteniamo validi dati della Campania ma approfondimenti sono in atto per cogliere aspetti che potrebbero completare una analisi che è in corso“. Lo ha affermato il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro. Il rischio, ad ogni modo, è che la Regione possa addirittura passare da zona gialla a zona rossa. Non si ha, tuttavia, ancora nessuna sicurezza in merito.

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Cosa si potrà fare e cosa no

Le Regioni ritenute zone gialle in questa settimana sono state sottoposte a misure restrittive meno rigide. Ristoranti, bar e pasticcerie, infatti, sono rimasti aperti fino alle 18.00. Per le aree che diventeranno zone arancioni ciò non sarà più possibile. Il nuovo dpcm infatti prevede la chiusura delle attività di ristorazione nei territori ad alto rischio. Restano chiusi anche sale giochi, sale scommesse, bingo e casinò, nonché i parchi tematici e di divertimento e sale adibite ad attività ricreative, ludiche ed educative. Sospeso ogni genere di evento. Nei giorni festivi e prefestivi si fermano anche gli esercizi commerciali all’interno centri commerciali.

Un ulteriore cambiamento rispetto alla zona gialla è inoltre relativo alla mobilità. La popolazione, infatti, non potrà spostarsi al di fuori del proprio Comune (né tanto meno della propria Regione) di residenza salvo comprovati motivi di lavoro, studio, salute o altre necessità. Si raccomanda, inoltre, di evitare spostamenti non necessari anche all’interno del proprio Comune. Nelle zone gialle, al contrario, è permesso spostarsi tra Comuni e persino recarsi in un’altra regione purché essa abbia il medesimo livello di rischio.

Per quanto riguarda la scuola, invece, le misure rimangono le medesime. Proseguiranno le lezioni tramite la didattica a distanza gli studenti degli istituti superiori. Didattica in presenza, invece, per scuole dell’infanzia, elementari e medie.


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Le regioni divenute zone rosse, dunque a rischio molto alto, avranno al contrario limitazioni ancora più dure, oltre a quelle già dette. Per circolare, anche all’interno del proprio Comune, servirà l’autocertificazione che ne comprovi i motivi. Gli esercizi commerciali, salvo supermercati e beni di necessità, resteranno chiusi. Stop anche ai centri estetici. Restano aperti solo edicole, tabaccherie, farmacie, lavanderie, parrucchieri e barbieri. Sussiste inoltre, come nelle zone arancioni, il divieto di spostarsi tra Comuni e, dunque, anche tra regioni.

Un altro cambiamento riguarda la scuola. Oltre agli studenti degli istituti superiori, infatti, resteranno a casa anche quelli delle classi seconde e terze medie. Proseguono la didattica in presenza, invece, gli alunni delle scuole dell’infanzia, delle elementari e di prima media.

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