Serata letale a base di ecstasy, muore Erika Lucchesi: nel mirino l’amico fidato

Erika Lucchesi è morta poco più di un anno fa - meteoweek.com
Erika Lucchesi è morta il 20 ottobre 2019 in discoteca a Sovigliana di Vinci, in provincia di Firenze. Sono stati condannati Matteo Nerbi, un amico della ragazza, e il pusher tunisino Emir Achour.

Arrivano le prime condanne nell’ambito del processo per la morte di Erika Lucchesi. La giovane ragazza di appena 19 anni è deceduta circa un anno fa – era il 20 ottobre del 2019 – in una discoteca di Sovigliana di Vinci, in provincia di Firenze. Il processo effetuato con il metodo del rito abbreviato ha portato alle prime due condanne. Sono state elevate nei confronti di Matteo Nerbi e di Emir Achour. Il primo è il ragazzo con cui Erika Lucchesi stava trascorrendo la serata in discoteca, mentre il secondo è un pusher di origini tunisine.
Matteo Nerbi è stato condannato a tre anni di reclusione. L’accusa nei suoi confronti è di spaccio di stupefacenti e di morte in conseguenza di altro reato. Emir Achour ha ricevuto una condanna di 4 anni e 8 mesi con l’accusa di spaccio di ecstasy. È stato però assolto dall’altra accusa, ovvero quella di morte in conseguenza di altro reato, perchè il fatto non sussiste. Le condanne sono state elevate dal pubblico ministero Fabio di Vizio, che è anche colui il quale conduce le indagini. In tal caso è emerso che Erika Lucchesi morì nel locale dopo aver accusato un malore per assunzione di ecstasy.

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Secondo l’accusa che ha poi formulato le richieste di condanna, sarebbe stato Matteo Nerbi il principale protagonista di questo fattaccio. L’amico di Erika, infatti, le avrebbe somministrato le pasticche di sostanze stupefacenti. A fargliele avere, secondo la ricostruzione fatta sempre dagli accusatori, sarebbe stato Emir Achour, il pusher che vendeva le pasticche fuori dalla discoteca. Tuttavia l’avvocato difensore di Nerbi, Francesco Atzeni, non ci sta e ha annunciato subito dopo la fine del rito abbreviato l’intenzione di fare ricorso in appello.
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Stando a quanto è emerso dalle indagini, il pusher di origini tunisine era ancora in discoteca dopo la morte di Erika Lucchesi. Pur di sbarazzarsi della droga in suo possesso, aveva deciso di regalare le pasticche rimaste ad altri avventori del locale. Il suo obiettivo era quello di allontanarsi dal luogo della morte di Erika senza che nessuno trovasse ecstasy in suo possesso, così da poter eludere anche i controlli che i carabinieri stavano effettuando. Tra le altre cose, la discoteca in cui è morta Erika Lucchesi era già stata al centro di un provvedimento di sequestro, per spaccio di droga al suo interno.