Con il nuovo Dpcm entrato in vigore pochi giorni fa, l’esecutivo ha disposto un nuovo blocco nazionale: tra zone rosse, gialle e arancioni, ecco le differenze tra il lockdown di marzo e quello di novembre.
La seconda ondata di Covid-19 continua a registrare numeri drammaticamente preoccupanti, tanto da rendere costretto l’esecutivo a disporre un nuovo lockdown mirato nel nostro Paese. A differenza del primo blocco nazionale disposto nel mese di marzo, però, il nuovo Dpcm di novembre si mostra come una misura che, sebbene comunque altamente restrittiva, permette una certa libertà nelle zone meno a rischio dell’Italia – e quindi nelle zone gialle e, in alcuni casi, in quelle arancioni.
Sulla scia di quanto proposto da Il Sole 24 Ore, analizziamo dunque le maggiori differenze tra il primo blocco nazionale – che ha costretto in casa gli italiani per più di due mesi – e questo nuovo lockdown definito “soft”.
In questa seconda applicazione più leggera del lockdown, è stato previsto un ampio ricorso allo smart working per tutte le attività professionali, incluse quelle relative alla pubblica ammministrazione, e cn la suola eccezione per tutte quelle attività considerate indifferibili e che richiedono una presenza in ufficio. Una disposizione che a novembre si dimostra già rodata, dopo la primissima sperimentazione resasi necessaria con il lockdown più rigido di marzo scorso.
Anche per questo riguarda il settore scolastico si parla di lavoro (e studio) telematico. Se già il Dpcm del 9 marzo aveva previsto la chiusura dei servizi educativi di ogni ordine e grado, i dirigenti scolastici erano stati chiamati ad attivare, per tutta la durata della sospensione delle lezioni in presenza, la modalità di didattica a distanza, anche in riferimento agli studenti con disabilità. Con il lockdown soft, invece, si parla di Dad solo per gli studenti delle superiori, sia nelle zone gialle sia in quelle arancioni, e per le seconde e terze medie nelle zone rosse. Resta possibile fare lezione in presenza, inoltre, nel caso si renda necessario l’uso dei laboratori.
Il primo blocco nazionale non prevedeva la possibilità di spostarsi liberamente tra le Regioni tranne per motivi di comprovata “urgenza”, “necessità” o “esigenze lavorative e di salute”. Un discorso, questo, che riguardava anche le seconde case di vacanza. Con il blocco di novembre, invece, resta vietato ogni spostamento – in entrata e in uscita dalla Regione – solo nelle zone rosse e in quelle arancioni, salvo che per motivi di lavoro, necessità o salute. Diverso, invece, per le zone gialle, dove è spostarsi anche fuori Regione purché si rimanga in aree appartenenti alla stessa fascia di rischio.
Tornano anche nel lockdown soft le autocertificazioni. Se a marzo, però, il documento serviva per garantire sulla motivazione del proprio spostamento in caso di controllo da parte delle forze dell’ordine, nel blocco di novembre l’autocertificazione va esibita nelle ore del coprifuoco – indipendetemente dal colore della propria zona. Soltanto nelle zone rosse è necessario portarla con sé anche di giorno, per andare a lavoro, a fare la spesa, dal medico o per andare ad effettuare altro tipo di commissione.
Per quanto riguarda il limite di affollamento sui mezzi pubblici, durante il lockdown di marzo questo era stato disposto su una capienza massima dell’80% (che poteva arrivare al 100% per distanze al di sotto dei 15 minuti di corsa). Con il Dpcm di novembre, invece, i mezzi pubblici possono viaggiare soltanto con un’occupazione al 50%, e rimane chiaramente obbligatorio – come era già per il blocco di marzo – l’uso delle mascherine per conducenti e passeggeri.
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Le misure restrittive del primo lockdown hanno riguardato anche i luoghi di aggregazione, quali parchi e giardini pubblici, dei quali era stata disposta la chiusura per bloccare ogni opportunità di assembramento. Al contrario, con il Dpcm del 3 novembre è ora consentito svolgere attività sportiva o attività motoria all’aperto, anche presso aree attrezzate e parchi pubblici – sempre chiaramente nel rispetto della distanza interpersonale di sicurezza. Restrizioni simili a quelle di marzo appiono solo nelle zone rosse, dove è permesso svolgere individualmente attività motoria esclusivamente in prossimità della propria abitazione.
Durante il primo lockdown erano stati chiusi tutti gli esercizi commerciali ad eccezione degli alimentari e di quelli di prima necessità. Con il blocco soft di novembre, invece, sono stati lasciati aperti negozi e mercati sia nelle zone gialle che in quelle arancioni. Anche nelle zone rosse, inoltre, rimaranno aperti parrucchieri, barbieri, estetisti, edicole, profumerie, negozi di vestiti per bambini e tabaccai.
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