Il premier Conte mostra fiducia nel nuovo metodo, mai messo in discussione dalle Regioni. “Lo stiamo sperimentando da sei mesi grazie ai dati che arrivano dai governatori”, dichiara il capo del Governo.
Giuseppe Conte prova a dare man forte al provvedimento appena preso, di comune accordo con il Consiglio dei Ministri e le Regioni. La suddivisione in tre fasce – dal giallo al rosso passando per l’arancione – è stato oggetto di forti discussioni. Ma si tratta di un meccanismo che va accettato: “Nessuno ha mai messo in discussione, prima di adesso, questo meccanismo – dichiara Conte al Corriere della Sera – e rifiutarlo significa portare il Paese a sbattere contro un nuovo lockdown generalizzato. I cittadini della Lombardia, del Piemonte, della Valle d’Aosta, della Calabria, non ne trarrebbero nessun beneficio. Senza contare l’ingiustizia di imporre lo stesso regime di misure che stiamo applicando alle Regioni rosse anche a cittadini che vivono in territori in condizioni meno critiche“.
Nel corso dell’intervista, il capo del Governo ha fatto capire che questo nuovo meccanismo è allo studio da tempo. È stato l’Istituto Superiore di Sanità a proporlo, ma è stato proprio il Consiglio dei Ministri a decidere di metterlo in campo in questo nuovo periodo critico. Tra le altre cose Conte ha “smascherato” i governatori critici, visto che il provvedimento è legato proprio alle loro comunicazioni: “Sono sei mesi che l’ISS sta sperimentando, insieme alle Regioni, questo meccanismo di monitoraggio. Le Regioni lo alimentano con i dati inviati periodicamente e ne certificano i risultati attraverso i loro rappresentanti che fanno parte della cabina di regia“.
Conte, in tal senso, si lega alle dichiarazioni appena rilasciate da Mattarella. Il capo di Stato ha parlato di unità, che “significa solidarietà, non omogeneità“. E mostra sostegno morale a quei cittadini che vivono in zona rossa. Loro, come ribadisce il premier, “sono costretti a un nuovo regime molto penalizzante perché sono misure che limitano la circolazione e rischiano di deprimere tanti ristoratori, esercenti attività commerciali e operatori economici“. Ma c’è sostegno anche nei confronti degli altri italiani, che siano essi in zona arancione o gialla. Conte ribadisce che “non facciamo tutto questo a cuor leggero“, ma solo così si può contrastare il Covid.
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E non mancano le repliche nei confronti dell’opposizione, che ha espresso parere negativo sul nuovo provvedimento. In particolare Conte si ritrova costretto a rispondere ancora una volta a Matteo Salvini. Il leader della Lega ha parlato di scelte politiche per punire le regioni del centrodestra: “Chi ci accusa di agire sulla base di discriminazioni politiche è in malafede. Non c’è nessuna volontà di penalizzare alcune aree a discapito di altre. Non c’è alcun margine di discrezionalità politica nell’ordinanza del ministro Speranza. Le Regioni sono parte integrante di questo meccanismo“.
E poi c’è la replica al governatore del Piemonte, Alberto Cirio. Quest’ultimo ha fatto un paragone tra le attività piemontesi e quelle delle regioni a zona gialla. Ma Conte, in tal senso, ha fatto capire che sono i parametri a farla da padroni: “Il monitoraggio non si ferma solo a considerare la velocità di trasmissione del contagio, ma tiene conto di ben 21 parametri che riassumono la condizione di rischio dell’intero territorio, con particolare riguardo allo stress prodotto sui servizi sanitari. Perché una regione meno sofferente dovrebbe subire le medesime restrizioni applicate a una regione più sofferente?“.
Più in generale, la sensazione diffusa è che chi è stato maggiormente colpito dal nuovo provvedimento del Governo stia alzando i toni. Al premier Conte viene chiesto se c’è il timore di una diffusione futura di dati falsati per calmierare le misure. Tuttavia, il capo del Governo confida nel buon senso di tutti: “Non oso neppure pensarlo. Significherebbe mettere scientemente a rischio la vita dei propri concittadini, con condotte penalmente rilevanti. In ogni caso i territori che oggi sono in condizioni più critiche con la cura più severa possono presto tornare in una fascia meno restrittiva“.
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Conte ha parlato della diffusione del Covid come di un “treno che sta correndo sempre più veloce e dobbiamo assolutamente fermarlo“. E in tal senso parla di quelli che vengono ribattezzati, durante l’intervista, riduttori di velocità. I primi Dpcm sono visti in questa ottica dal capo del Governo, che ribadisce: “Quando si obietta che la mascherina obbligatoria all’aperto e al chiuso non ha sortito effetti, rispondo che i contagiati, i decessi, i malati in terapia intensiva senza quest’obbligo sarebbero stati molti di più“.
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Sul Natale, Conte prova a rassicurare gli italiani sulla possibilità di festeggiarlo, quantomeno in famiglia: “Non immagino feste natalizie con baci e abbracci, cenoni e tombolate. Spero ci guadagneremo un po’ di serenità e che l’economia potrà marciare a pieno regime“. E sul recente decreto ristori, il premier fa sapere che l’eventuale necessità di ulteriori fondi è allo studio del Governo: “Nel nuovo decreto ristoro abbiamo inserito un fondo apposito, proprio per erogare nuove risorse da destinare a Regioni che dovessero peggiorare il proprio livello di rischio“.