Quasi 300 container di rifiuti sono arrivati in Tunisia dall’Italia. La loro importazione non sarebbe conforme agli standard di legge. Il Ministero dell’Ambiente tunisino, per questa ragione, ha aperto un’inchiesta.
L’Italia avrebbe importato in Tunisia, quest’anno, più di 120 tonnellate di rifiuti. Altre 200 tonnellate si troverebbero ancora nel porto di Sousse, in attesa di essere smistate. Lo ha rivelato un’inchiesta effettuata dall’emittente televisiva privata locale ElHiwar Ettounsi e i primi arrivi (70 container) risalirebbero a giugno e luglio. In totale nel Paese Nord-Africano sarebbero arrivati dall’Italia e sequestrati dalla Dogana 282 container colmi di rifiuti di varia natura, tra cui anche rifiuti ospedalieri e domestici, per i quali l’azienda non si aveva alcuna autorizzazione. Lo smaltimento di rifiuti ospedalieri nel suddetto modo viola infatti le norme vigenti, nazionali ed internazionali. In Tunisia, infatti, è in vigore la Convenzione di Bamako sul divieto di importazione in Africa di rifiuti pericolosi, oltre che i relativi codici europei.
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Il ministero degli Affari locali e dell’Ambiente della Tunisia ha disposto dunque l’apertura di un’indagine relativamente all’azienda tunisina che ha stipulato il contratto con la società italiana che ha spedito i container.
La vicenda è stata messa alla luce grazie ad un’inchiesta del programma televisivo tunisino “Le quattro verità”, andato in onda sul canale El-Hiwar Ettounsi lunedì 2 novembre. L’emittente privata ha reso note anche le generalità delle due aziende che avrebbero stipulato il contratto, che prevedeva il trasferimento in Tunisia di 120 tonnellate di rifiuti non a norma da parte dell’Italia, in cambio di circa 48 euro per ogni tonnellata. L’azienda italiana coinvolta sarebbe di origine campana. In particolare, si tratterebbe della SRA Campania, con sede a Napoli. La società tunisina, invece, sarebbe la Soreplast.
“Questa azienda (in riferimento ad un soggetto non ancora identificato, ndr) ha ottenuto a maggio l’autorizzazione dell’Anged ad operare nel settore del riciclaggio di prodotti plastici post-industriali. Le autorizzazioni, tuttavia, non corrispondevano ai rifiuti contenuti nei container“, ha detto Béchir Yahya, direttore dell’Agenzia nazionale per la gestione dei rifiuti (Anged). Hédi Chebili, direttore generale dell’Ambiente e della qualità della vita all’interno del ministero tunisino, ha aggiunto ulteriori dettagli. “Questi container erano pieni di rifiuti domestici, fattispecie vietata. Inoltre, l’azienda non aveva l’autorizzazione a gestire questo tipo di rifiuti. Questa attività non rispetta la legislazione nazionale o le convenzioni internazionali”.
Il servizio ha suscitato grande scalpore nell’opinione pubblica tunisina. In molti hanno affermato, sui social, che la Tunisia non può essere e non deve diventare la pattumiera d’Italia. Gli ambientalisti chiedono a gran voce che coloro che hanno aggirato la legge vengano puniti. Il ministero degli Affari locali e dell’Ambiente, anche per questa ragione, ha aperto un’inchiesta in merito. La vicenda, tuttavia, era già nota alle autorità fin da luglio, quando era stato bloccato lo smistamento di alcuni container arrivati nel porto di Sousse. Il direttore delle Dogane tunisine, Haytem Zaned, ha dichiarato invece che i 70 container già controllati sono stati sigillati e probabilmente verranno rispediti in Italia. I rimanenti 212 sono invece ancora in attesa di essere controllati.
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