Sondaggi e previsioni sono sempre meno precisi: le elezioni presidenziali negli Stati Uniti ne sono solo l’ultima prova. Ma hanno il potere di influenzare l’elettorato?
Lo abbiamo visto tante volte in Italia, e lo stiamo vedendo negli Stati Uniti: per tanti sondaggisti avrebbe dovuto essere una elezione dal risultato netto, a favore dello sfidante Joe Biden. Invece siamo ancora appesi ai risultati, confusi e caotici, del voto postale per definire un risultato veramente sul filo. Sembra proprio che i sondaggisti ed una buona parte della stampa Usa abbia replicato il grossolano errore del 2016: la sfida era tra Hillary Clinton e Donald Trump, e in molti davano la moglie dell’ex presidente Bill come sicura vincitruce. Invece andò diversamente, come sappiamo: la Clinton prese più voti, ma il sistema elettorale americano – basato sul sistema dei “Grandi Elettori” più che dalla sommatoria finale dei voti – premiò legittimamente Trump. Vi ricordate i commenti e le analisi che si ascoltavano in quei giorni? “Trump inviso allo stesso Partito Repubblicano”, “Trump troppo poco ‘politically correct’ per fare il presidente”. Tutto sbagliato. Prevalse in modo decisivo la voglia di rottura, anche nei confronti di un certo establishment giudicato intollerabile da decine di milioni di americani in crisi economica, disoccupati, preoccupati per il futuro delle loro famiglie. Che poi sono i sentimenti che generano quel fenomeno politico che molti, anche erroneamente, hanno definito “sovranismo”, e di cui Trump è stato – ed è – il maggior interprete globale.
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Nel 2016 era un sentimento troppo diffuso e dilagante per poter venire contrastato ed influenzato da fattori comunicativi. Questa volta forse sta andando diversamente: forse anche perchè i sondaggi – sbagliati – che però attribuivano a Biden un quasi certo trionfo forse hanno influenzato il voto. Su cui ovviamente ha pesato molto la pandemia di Covid 19. E’ opinione comune tra gli analisti più esperti che – senza coronavirus – Trump avrebbe avuto molte possibilità di essere rieletto con una certa facilità. Ma la gestione pessima della pandemia ha dato a Biden l’incredibile chance di ribaltare i pronostici. Nel giro di otto mesi le prospettive si sono ribaltate, ed il favorito è diventato proprio l’ex vice presidente di Obama. Ma anche di fronte ad un capovolgimento simile, lo strumento del “sondaggio” si è mostrato inadatto a comprendere gli umori del popolo americano. Ma quanto, comunque, possono aver influenzato le scelte? Domanda complicata, e di difficile risposta. Certo, per gli indecisi che hanno una pur lieve preferenza per l’una o l’altra parte, sapere che il proprio possibile candidato possa essere in svantaggio può essere una motivazione ad andare al voto. E questo potrebbe dunque aver agevolato Trump, paradossalmente. Ma è possibile anche l’effetto contrario: vedere un candidato favorito può convincere della bontà di quella scelta, spingendo l’elettore a votare in quella direzione. Nelle immagini potete vedere un esempio: la previsione della forbice nello stato della Pennsylvania ed i risultati praticamente reali, con il 98% dei seggi scrutinati. Una differenza abissale, no?
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Capita anche in Italia: ormai da qualche anno i sondaggi sono tendenzialmente poco affidabili, non in grado di leggere fino in fondo gli umori della popolazione. Quante volte è capitato? Tante: è successo anche recentemente, ad esempio con le elezioni regionali pre lockdown, ad esempio. Vi ricordate l’Emilia Romagna, Bonaccini, la Borgonzoni, Salvini, le Sardine? Anche lì confusione, l’ipotesi che Salvinbi ed il suo presenzialismo potessero spostare voti decisivi, poi le Sardine, che “potevano ribaltare l’esito del voto, ma di poco”: una sfida che avrebbe dovuto essere sul filo, e che invece Bonaccini vinse agevolmente, con un vantaggio di poco meno di otto punti percentuali. Tanto, troppo rispetto all’analisi che era stata fatta, e che forse trasse in inganno molte persone.