La Procura di Catania indaga su ciò che avviene nella Rsa San Camillo di Aci Sant’Antonio. L’amministratore unico Giovanni Pietro Marchese riceve il divieto di esercitare. Veri e propri soprusi perpetrati agli anziani ospitati.
Le Rsa – o case di riposo, che dir si voglia – sono diventate delle strutture alle quali dedicare la massima attenzione. Ancor di più in questi terribili mesi del 2020, in cui l’emergenza Covid ha peggiorato le condizioni degli anziani che vi risiedono. Lo abbiamo visto in particolare in Lombardia, dove si è assistito a delle vere e proprie ecatombi tra le mura delle case di riposo. Ma laddove non arriva il virus, ecco che spesso sono i dipendenti o addirittura i gestori delle Rsa a creare danni clamorosi nei confronti delle persone più deboli.
Ci troviamo ad Aci Sant’Antonio, in provincia di Catania, dove è venuto fuori uno scenario inquietante. All’interno della casa di riposo San Camillo, infatti, gli anziani venivano maltrattati in maniera incredibile. Alcuni di loro venivano lasciati senza indumenti e riversi per terra, anche dopo aver espletato le proprie funzioni corporali. Altri, invece, venivano lasciati incastrati tra le sbarre di protezione dei loro letti. Più in generale erano evidenti i segni di incuria tra gli anziani che risiedono nella Rsa degli orrori in provincia di Catania.
Diverse ferite, alcuni ematomi e piaghe da decubito in pressochè tutti gli anziani che in realtà avrebbero dovuto ricevere assistenza. La denuncia è scattata dopo che i carabinieri della caserma di Aci Sant’Antonio sono riusciti a risalire ad alcune foto. Queste erano state scattate da una dipendente della casa di riposo, che avrebbe immortalato gli anziani residenti in condizioni a dir poco pietose. Da qui è scattata l’inchiesta condotta dalla Procura di Catania, al termine della quale sono arrivate le condanne per gli esecutori materiali e i responsabili di questi soprusi.
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Il giudice per le indagini preliminari, si richiesta dei pm, ha disposto il divieto di esercitare l’attività imprenditoriale per 12 mesi per Giovanni Pietro Marchese, 60 anni, amministratore unico della Rsa degli orrori. È arrivato anche il divieto di esercizio della professione anche per tre dipendenti della struttura. Si tratta di Giovanna Giuseppina Coco, di 37 anni e le 41enni Rosaria Marianna Vasta e Alessandra Di Mauro. Ognuna di loro non potrà esercitare per i prossimi nove mesi. Le indagini riguardano il periodo che va da marzo a giugno del 2019 dopo aver scoperto le foto dallo smartphone della Coco.
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Tra le altre cose, a Marchese viene imputato anche il fatto di aver assunto ben undici lavoratori in nero. Due di loro, ovvero la Di Mauro e la Vasta, sono state denunciate per non aver segnalato l’irregolarità contrattuale. Gli altri nove, invece, sono stati deferiti in stato di libertà per aver percepito illecitamente il reddito di cittadinanza. L’accusa sostiene che il personale della Rsa avrebbe maltrattato gli anziani degenti della struttura, creando un clima abituale di vessazioni, umiliazioni e mortificazioni. Sarebbe evidente il disinteresse della cura, anche medica, e dell’assistenza degli anziani. Alcuni di loro avrebbero anche contratto la scabbia a causa della presenza di topi.