Cogne, la villetta degli orrori all’asta ad una cifra da capogiro

Il tribunale di Aosta ha disposto la vendita dell’abitazione di Annamaria Franzoni dove è stato ucciso il piccolo Samuele.

Cogne, la villetta degli orrori all’asta ad una cifra da capogiro – meteoweek

La villetta di Cogne verrà venduta all’asta con una base di partenza di 800.000 euro. Il tribunale di Aosta ha disposto la vendita dell’abitazione per cui lo scorso settembre aveva respinto le richieste di Annamaria Franzoni e del marito Stefano Lorenzi di sospensione dell’esecuzione immobiliare. La data per il tentativo di vendita non è ancora stata fissata. Questa notizia è l’esito di un contenzioso iniziato con l’avvocato Carlo Taormina che recentemente aveva ottenuto grazie ad una sentenza civile passata in giudicato a Bologna di avere un risarcimento per la sua attività legale. Lo scorso settembre c’era stato il via libera dal Tribunale di Aosta all’avvocato Taormina per proseguire nel pignoramento della villetta. Il giudice Paolo De Paola aveva infatti respinto le richieste dei coniugi proprietari della villetta di sospensione dell’esecuzione immobiliare. Annamaria Franzoni era stata difesa dall’avvocato Taormina nell’ambito del processo per la morte del figlio Samuele avvenuto proprio nella casa di Montroz, frazione di Cogne, a gennaio 2002 e per cui ha scontato 16 anni, deve al suo ex legale oltre 275mila euro per il mancato pagamento degli onorari difensivi, divenuti circa 450mila nell’atto di pignoramento.

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La donna per il crimine si è sempre dichiarata innocente. Alle ore 8:28 del 30 gennaio 2002 il centralino valdostano del 118 ricevette una telefonata di Annamaria Franzoni che chiedeva l’intervento di soccorsi sanitari avendo appena trovato il figlio Samuele, di tre anni, che “vomitava sangue” nel proprio letto. Lei lo aveva lasciato solo, dirà poi alle autorità, solo per pochi minuti per accompagnare l’altro figlio a prendere il bus per la scuola. La Franzoni aveva già contattato pure il medico di famiglia, dottoressa Satragni. Questa intervenne per prima ed ipotizzò una causa naturale (aneurisma cerebrale) sostenendo a lungo questa ricostruzione affermando che il pianto disperato del bambino, scopertosi solo in casa, avrebbe potuto provocare “l’apertura della testa“. La vittima infatti mostrava una profonda ferita al capo con fuoruscita di materia grigia, che poi si attribuirà ad uno zoccolo ritrovato in casa. I soccorritori sopraggiunti in elicottero constatarono che le ferite sul corpo della vittima erano frutto di un atto violento e avvisarono i carabinieri, che effettuarono i primi sopralluoghi.

Il piccolo fu dichiarato morto alle ore 9:55. L’autopsia stabilì come causa del decesso almeno diciassette colpi sferrati con un corpo contundente. Vista la scarsità del tempo e la mancanza di segni di effrazione l’unica vera sospettata rimase sempre la madre. Il 26 giugno 2014, dopo 6 anni di detenzione, Annamaria Franzoni venne scarcerata grazie ad una perizia psichiatrica che escluse il rischio di recidività. Già da tempo godeva del beneficio del lavoro all’esterno, oltre a numerosi permessi premio che le consentivano di uscire periodicamente dal penitenziario per stare con la famiglia. Nel 2018 è tornata definitivamente libera.

 

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