La Regione Campania è stata inserita tra le zone gialle, ma avrebbe dovuto essere considerata arancione stando al numero dei contagi.
I numeri non tornano. Ieri sera – mercoledì 4 novembre – il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato l’attuale suddivisione dell’Italia in zone. Tutti si sarebbero aspettati che la Campania finisse tra i territori ad alto rischio, quindi in zona arancione, eppure il premier l’ha annoverata tra quelle gialle, dove il pericolo del contagio è più basso.
Dall’inizio della seconda ondata di coronavirus, la Campania è entrata in difficoltà. Tanto che il presidente della Regione Vincenzo De Luca ha iniziato quasi subito a varare ordinanze restrittive. Inizialmente ha limitato gli spostamenti, poi è arrivato addirittura a chiudere le scuole. Il limite è stato raggiunto verso la fine di ottobre, quando il governatore ha optato per il lockdown locale.
A quel punto si è riversata per le strade una marea umana: proteste, che si sono presto trasformate in sommosse, hanno infuocato Napoli costringendo De Luca a fare un passo indietro. Non perché l’emergenza coronavirus fosse diventata meno allarmante, ma per paura che la Regione venisse messa a ferro e fuoco.
Infatti stando ai dati del 3 novembre dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas) la Campania ha il 44 per cento delle terapie intensive occupate. Ben oltre la soglia di allerta fissata al 30 per cento. Il direttore Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, ha inoltre dichiarato che la Regione di De Luca può essere considerata una delle più colpite dal virus, insieme alla Lombardia e al Piemonte (che infatti attualmente sono considerate zone rosse). Il numero dei positivi ormai è arrivato a 4.181 su 21.684 tamponi esaminati. Il rapporto tra test e contagi è del 19,2 per cento.
Solamente oggi – giovedì 5 novembre – il bollettino pubblicato sul sito della Regione Campania registra 3.888 nuovi contagi con 19.568 test effettuati. Di questi 210 sono sintomatici, gli altri 3.678 asintomatici. I decessi sono arrivati a 17, mentre i guariti a 311.
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La domanda quindi sorge spontanea: cosa ha spinto il Governo a inserire la Campania tra le zone gialle? Forse la paura di nuove, violente, proteste? Il timore che l’estrema destra o la criminalità organizzata possano cavalcare l’onda della rabbia dei cittadini? Stando a quanto dichiarato da Conte, al contrario, la decisione è stata presa a seguito di una serie di valutazioni che valutano la regione, insieme ad altre, a rischio moderato di contagio da Nuovo Coronavirus.
Nonostante le parole del premier, il governatore non ci sta. Altro che rischio moderato, all’indomani del nuovo Dpcm De Luca ha prorogato fino al 7 novembre le due zone rosse del Casertano, i comuni casertani di Orta di Atella e Marcianise in Campania. E ha ribadito la sua contrarietà alle decisione dell’esecutivo in un post sulla sua pagina Facebook, in cui ha scritto: “Per quello che ci riguarda, sarebbe fuori luogo ogni atteggiamento di autoconsolazione e di rilassamento. La situazione è pesante. E si rischia ora un paradosso: che chi è in zona rossa o arancione fra un mese riapre tutte le attività, avendo frenato il contagio; e chi oggi chiude gli occhi, dovrà bloccare tutto nel periodo natalizio”.
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