All’indomani della firma del nuovo Dpcm da parte del premier Conte si è scatenato il caos: cittadini e governi regionali si chiedono cosa succederà.
Nelle Regioni è il caos. Il nuovo Dpcm – firmato martedì 3 novembre in tarda serata dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte – suddivide il Paese in tre tipologie di aree a seconda della gravità dell’emergenza sanitaria. Da venerdì, 6 novembre, fino al 3 dicembre prossimo il territorio italiano sarà diviso in zone gialle, zone arancioni e zone rosse. La notizia ha scatenato gli interrogativi: quali Regioni saranno considerate zone rosse? E quelle gialle? Ma anche: chi deciderà a quale fascia di allerta appartiene un determinato territorio?
A determinare la suddivisione del territorio saranno i 21 criteri studiati dal Comitato tecnico scientifico (Cts). Tra questi l’indice di contagiosità (Rt), il numero di ricoveri, il numero di casi asintomatici, la percentuale dei tamponi positivi, il numero dei focolai e l’occupazione dei posti letto negli ospedali, terapie intensive comprese. Altra indicazione che verrà presa in considerazione sarà il documento “prevenzione e risposta a COVID-19” diffuso lo scorso 12 ottobre dall’Istituto superiore di sanità. Le Regioni che si trovano nello scenario 3 o nello scenario 4 dell’emergenza coronavirus corrisponderanno rispettivamente a zone arancioni e rosse.
Ad annunciare i dati settimanalmente al governo saranno i presidenti della Regioni, ma lo spostamento di una Regione da una fascia all’altra dovrebbe avvenire con ordinanza del Ministero della Salute, che potrebbe scavalcare i governatori. I territori, poi, resteranno in una data area di rischio finché i loro valori epidemiologici non cambieranno.
Ma, quindi, quali sono le Regioni in zona rossa? Quelle che – quindi – da domani si ritroveranno in lockdown?
Di fronte all’incertezza si sono espressi alcuni governatori regionali. A partire dal Presidente della Regione Lombardia, che sulla sua pagina Facebook ha scritto: “Facciamo chiarezza. È entrato in vigore il nuovo DPCM che regolamenta le azioni per il contenimento del Covid, territorio per territorio, sulla base di 21 indicatori tecnici analizzati dal Comitato Tecnico Scientifico nazionale. Ora è un’ordinanza del Ministero della Salute, non dell’amministrazione regionale, che, sempre sulla base della valutazione dei dati da parte del Cts, deve stabilire in quale fascia si trovi ogni Regione: Gialla, Arancione o Rossa, con i conseguenti diversi livelli restrittivi. Fino a questo momento non ci è stato comunicato niente dal Governo e non sappiamo in quale ‘Fascia’ la Lombardia si collochi”.
E ha continuato: “Da nostre informazioni, l’ultima valutazione della Cabina di Monitoraggio del CTS con l’analisi dei 21 parametri risale a circa 10 giorni fa. Ciò è inaccettabile. Le valutazioni devono essere fatte sulla base di dati aggiornati ad oggi, tenendo conto delle restrizioni già adottate in Lombardia, dei sacrifici già fatti dai lombardi in questi 10 giorni per contenere la diffusione del virus, e dai quali registriamo un primo miglioramento. Sto insistendo affinché, prima che si stabilisca la collocazione della Lombardia, i dati vengano aggiornati”.
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Ad avanzare critiche contro il Governo anche il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Il governatore ha pubblicato un lungo post sulla sua pagina Facebook in cui definiva “evidente” la linea generale assunta dal Governo: “anziché scegliere in modo chiaro la linea della prevenzione del contagio, si sceglie di intervenire dopo che il contagio è esploso. È una linea poco responsabile e soprattutto poco efficace dal punto di vista dei risultati. Con l’aggravante di questo calvario di disposizioni, parziali e a getto continuo, che crea sconcerto fra i cittadini, divisione tra le categorie, tensioni sociali. In più non si è data a tutti i cittadini la percezione della drammaticità della situazione, spingendo tante persone, anche per la mancanza di controlli rigorosi ed efficaci, verso comportamenti di lassismo o di vera e propria irresponsabilità”.
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