Dallo studio della scuola di epidemiologia della Harvard University, emerge che anche concentrazioni basse di inquinamento possono incidere sulla mortalità per Covid.
Un lieve aumento della concentrazione di polveri sottili nell’aria, nonché un microgrammo in più di particelle PM 2.5 per metro cubo di aria, potrebbe portare a un aumento dell’11% della mortalità per Covid-19. Lo indica uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances e condotto da Francesca Dominici, della scuola di epidemiologia della Harvard University a Boston. La ricerca si basa sull’analisi di dati relativi a 3.089 contee statunitensi. Già pubblicato sui siti che raccolgono le ricerche prima della revisione tra pari, lo studio americano è stato ora accettato sulla rivista scientifica.
Alcune ricerche effettuate precedentemente avevano ipotizzato che i livelli di PM2.5, ossia delle particelle con un diametro inferiore a 2,5 micrometri che possono provocare danni ai sistemi respiratorio e cardiovascolare, potessero in qualche modo influenzare la mortalità per Covid. “Noi abbiamo guardato all’esposizione media alle PM 2.5 negli ultimi 16 anni, trovando una correlazione tra aumento di inquinamento e maggiore mortalità per Covid in una data zona, ma i risultati sono simili anche quando abbiamo considerato l’aumento medio delle PM 2.5 solo nell’ultimo anno”: ha spiegato Dominici all’Ansa.
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Dunque, emerge che ad assumere rilevanza non è il livello di inquinamento di partenza in una data area, ma solo l’aumento. In questo senso, anche in aree di per sé poco inquinate un aumento minimo delle PM 2.5 si associa a maggiore mortalità per Covid. “Certamente l’inquinamento non fa bene al virus perché ne facilita la gravità della malattia da Covid dal momento che sia il coronavirus sia l’inquinamento agiscono sul polmone e sul sistema cardiovascolare. Il polmone già danneggiato dagli inquinanti può essere più facilmente attaccato dal virus e questo è noto. La questione nuova è che anche concentrazioni basse di polveri sottili, ma acute, possono creare seri problemi di salute. Ricordiamoci che gli effetti a breve termine dell’inquinamento interessano soprattutto l’aspetto cardiovascolare per morti improvvise o per morti causate da gravi aritmie. Non contano solo le variazioni annuali di inquinamento, ma anche quelle giornaliere possono avere effetti diretti sulla salute. Con picchi alti di inquinamento è buona abitudine restare a casa perché le mascherine, neppure le FFP2 o FFP3 sono sufficienti per proteggersi dalle polveri sottili”: commenta così Pier Mannuccio Mannucci, ricercatore dell’ospedale Policlinico di Milano.
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