La scomparsa del grande maestro Gigi Proietti ha sconvolto tutti. Sino all’ultimo, non ha mai perso il suo proverbiale sorriso: a raccontarlo il radiologo Fabrizio Lucherini, che gli è stato accanto quella tragica notte. Ecco le sue parole.
Il dottore Lucherini: “Gigi era un cardiopatico grave”
Gigi Proietti si è spento all’alba di ieri mattina, verso le 5.45, proprio il giorno del suo 80esimo compleanno, a causa di una gravissima complicazione cardiaca. Da circa due settimane era ricoverato in una clinica romana, poi le sue condizioni sono pesantemente aggravatisi. A parlare delle ultime ore del grande maestro, il dottor Lucherini, radiologo che lo ha visitato nei giorni scorsi e che è stato accanto al grande mattatore sino all’ultimo. Parlando ad Adnkronos, il dottore ha spiegato che il maestro ha ironizzato sul suo stato di salute, non perdendo mai il suo classico umorismo e sorriso.
Ha spiegato il dottore: “Quando gli ho fatto la tac, pochi giorni fa, ironizzava sulle sue condizioni: ‘Come vado? Je la faccio?’, chiedeva. Non l’ho mai percepito ansioso e preoccupato. Era lui, è sempre stato lui. Da anni era un cardiopatico grave ed è venuto qui il 17 ottobre scorso già in condizioni preoccupanti. Anche diversi anni fa per motivi analoghi, aveva avuto un ricovero, ma questa volta era diverso”.
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Un Paese in lutto
Tantissimi i messaggi di cordoglio e vicinanza arrivati alla famiglia, da gente comune, dalle istituzioni e dai tanti colleghi che lo hanno amato.
Nella serata di ieri la sua Roma si è mobilitato per dargli l’ultimo saluto: foto, con scritto Arrivederci, sono state proiettate sul Colosseo e sul Campidoglio.
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Le condizioni di salute sono peggiorate all’improvviso
Lo stesso dottor Lucherini ha spiegato che, sin dall’inizio del grave scompenso cardiaco, la situazione era criticissima. Ha spiegato il medico: “Il problema di un cuore che non funziona bene crea uno scompenso su tutto il resto, dando il via a patologie multiorgano. Negli ultimi giorni si è aggravato moltissimo. Gli ho fatto la tac che era ancora lucido, ma c’erano davvero troppe complicanze.”
Poi racconta un aneddoto legato al maestro: “Di lui conservo ancora un ricordo di qualche anno fa quando con la squadra di calcetto avevamo vinto una coppa e andammo a festeggiare nel suo ristorante preferito. Lui era lì con delle persone, lo abbiamo chiamato al tavolo per un brindisi ed è rimasto con noi al tavolo. Uno di noi, divertente, umile. Abbiamo perso forse il più grande attore di tutti i tempi, io una folla come quella di questa mattina qui in clinica non l’ho mai vista per nessuno”.