Paola era un’insegnante d’inglese ed è stata pugnalata sotto casa, intorno alle 21.30, mentre tornava dalla palestra.
L’ultima volta, la tredicesima, lo aveva denunciato lo scorso 29 maggio, ma questo non ha fermato il suo killer. Paola Estefania Tacacho era per guidata da uno stalker da cinque anni. Subiva minacce di morte e molestie, fino al femminicidio di sabato per mano di Mauricio Parada Parejas ex studente e stalker. Paola aveva 32 anni, insegnava inglese e Mauricio le ha strappato la vita alle 21:30 quando, arrivata sotto casa dalla palestra lui l’aveva intercettata. Era al numero 500 di via Montegaudo, nella periferia nord di San Miguel di Tucuman, in Argentina. La donna ha provato a scappare, ma ogni tentativo di fuga si è rivelato vano, l’aggressore così le ha inferto colpi in diversi punti vitali.
Soltanto con la morte della donna è venuto fuori il drammatico sommerso e le tredici denunce accantonate dai giudici dietro la sconcertante motivazione «della mancanza di spazio nell’ufficio per ulteriori pratiche». Un periodo difficile questo dell’emergenza sanitaria che ha rallentato la giustizia. L’assassino era stato allievo della donna dal 2015, al “Mark Twain College“, dove oltre all’invaghimento presto divenuto ossessione per “Miss Paola”, aveva avuto diverbi con almeno tre insegnanti. Contro di lei, però, era scattata una vera e propria persecuzione fatta di profili Facebook falsi e di messaggi violenti e osceni che avevano costretto la donna a cancellarsi da tutti i social network. Ossessionato dalla donna, Parejas l’aspettava sotto casa, quando tornava dal lavoro o dalla palestra.
Leggi anche -> “C’è il Covid, niente chemio”: così è morta Kelly Smith
Leggi anche -> Covid, tutti positivi i carabinieri in servizio nella zona rossa di Mezzojuso
Clicca qui e poi premi la stellina (Segui) per ricevere tantissime novità gratis da MeteoWeek
Le denunce non si erano tradotte in alcun provvedimento, salvo un’ordinanza con divieto di avvicinamento più volte violata. La famiglia della vittima ha però denunciato il fatto che il ragazzo avesse parenti influenti che avrebbero rallentato l’iter giudiziario. «Non hanno mai alzato un dito per proteggerla», ha detto Ana, compagna di Paola Estefania. Contemporaneamente, il movimento Ni una menos, ha convocato per oggi, due novembre, una marcia, a Tucuman, in ricordo di Paola Estefania, diffondendo un manifesto in cui si legge: «Ancora una volta assistiamo alla mancanza di protezione verso donne, lesbiche, gay, trans, intersessuali e bisessuali per per mano di un governo che copre abusatori violenti e stalker. Non solo non adottano misure efficaci, ma danno modo a questi violenti di continuare ad ucciderci».
L’ultima denuncia di Paola era per il suo stalker, lo stato e la famiglia tutta. Purtroppo nemmeno quella è servita. Ora, i parenti della vittima non hanno intenzione di arrendersi, come conferma la cugina Paola: «Citeremo lo Stato, colpevole di immobilismo e la famiglia che ha sempre coperto quell’uomo». La giustizia, ora, dovrà fare il suo corso.