Arriverà probabilmente domani il nuovo Dpcm per arginare la curva del Coronavirus. Il lockdown non sembra essere tra le ipotesi.
Continua a crescere la curva dei contagi da Coronavirus nel nostro Paese. Ieri, primo novembre, in Italia sono stati registrati 29.907 nuovi casi su 183.457 tamponi effettuati, che portano il totale dei casi da inizio emergenza a 709.335. I decessi sono stati 208, con il totale delle vittime che sale a 38.826. I ricoverati in terapia intensiva sono 1.939, 96 in più rispetto al giorno precedenti. Numeri che spaventano e che richiedono nuove misure per essere arginati. Per questo motivo, e non è una novità, è in arrivo un nuovo Decreto con misure più stringenti per combattere la diffusione del virus. Previsto per lunedì sera, il nuovo Dpcm dovrebbe essere invece firmato domani, martedì.
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Intanto oggi, 2 novembre, Giuseppe Conte sarà alle ore 12 alla Camera e alle 17 in Senato. Dopo le comunicazioni, voteranno le risoluzioni di maggioranza e opposizione. A seguire, non è ancora chiaro se prima o dopo la firma del Decreto, la conferenza stampa del Premier. Le ipotesi circa le nuove misure contenute nel Dpcm sono diverse. Si ipotizza una chiusura dei confini tra le Regioni per provare a rallentare la corsa del virus, ma anche una chiusura dei centri commerciali durante il fine settimana. Le Regioni, con le quali è in corso un braccio di ferro, chiedono un lockdown generalizzato, rifiutando invece l’ipotesi di lockdown locali.
Questa, invece, è la direzione verso la quale spinge Conte, che vorrebbe puntare su zone rosse locali, quelle con gli indici di contagio più elevati. Sembra anche che il governo abbia scartato la proposta avanzata dai governatori di Liguria, Lombardia e Piemonte di limitare gli spostamenti degli over 70, proposta arrivata anche dagli esperti. Dunque, il Governo potrebbe puntare su un “coprifuoco” nazionale anticipato in tutta Italia, alle 18 o alle 21; sul blocco della mobilità tra Regioni se non per comprovate esigenze lavorative, di salute o emergenze; la chiusura dei centri commerciali nei week end; stop ai corner giochi nei bar e nelle tabaccherie. Ma ancora, nelle aree considerate più a rischio – Lombardia, Piemonte e Calabria, per ora – bar e ristoranti chiusi anche a pranzo, chiusura delle attività commerciali e per la cura alla persona, chiusura dei musei, stop ai distributori automatici, didattica a distanza dalla seconda media.
Lockdown, così davvero lontano?
Il lockdown potrebbe essere insomma una soluzione ancora non imminente. Si pensa, piuttosto, a soluzioni alternative. Il Paese non potrebbe reggere una nuova chiusura prolungata e, dato da non trascurare affatto, le rivolte nelle città cominciano già a farsi sentire. I lavoratori, stremati, chiedono di rimanere aperti o di ricevere sussidi subito. Ma la richiesta, che arriva dai piccoli centri e da quelli più grandi, è quella di lavorare, di non ammazzare i lavoratori. In Italia, ormai dallo scoppio della pandemia, si procede di Decreto in decreto ed ogni Dpcm ha misure più stringenti di quello precedente. Di fatto, anche se un lockdown vero e proprio non c’è ancora, le limitazioni sono già nei vari Dpcm, Dpcm che sembrano portarci, pian piano e passo dopo passo, alla soluzione della chiusura. Sembrano insomma prepararci. Perché, si sa, la pillola è meno amara… se data a piccole dosi.