L’anestesista era stato radiato dall’ albo nel 2015 e quindi non poteva e doveva essere in servizio, invece era a lavoro.
Aveva 29 anni e una vita con il suo bimbo davanti ma si è spenta tragicamente dopo il parto per cause ancora da accertare. Nel mirino degli inquirenti l’anestesista presente al momento dell’operazione che, però, non doveva essere in servizio perché era stato radiato dall’albo nel 2015. A rendere nota la circostanza sono gli avvocati Amedeo Di Pietro e Alessandro Milo, legali del fratello di Rosa Andolfi, la giovane mamma affetta da una lieve forma della sindrome di Tourette (tic motori e fonatori incostanti) morta a 29 anni dopo avere dato alla luce un maschietto nell’ospedale evangelico Villa Betania di Napoli. “I quattro consulenti medici nominati dalla Procura, un medico legale, un ginecologo, anestesista rianimatore e anatomopatologo- sottolineano gli avvocati – hanno attestato una serie di errori nella consulenza redatta a distanza di diversi mesi dall’autopsia, eseguita lo scorso 3 marzo, ma concludono la relazione tecnica sostenendo che ‘non ci sono responsabilità a carico dei sanitari, a parte quella di aver atteso due ore per intubare la paziente in preda ad una crisi respiratoria, anche se alla luce della scoperta della cancellazione dall’albo nel 2015 dell’anestesista ora ci aspettiamo un rinvio a giudizio a stretto giro”. Gli Avvocati Milo e Di Pietro continuano ribadendo che: “E’ inutile dire che questa gravissima negligenza comporta dei gravissimi profili di responsabilità anche della struttura Villa Betania di Ponticelli, per ‘culpa in vigilando ed in eligendo’ dei propri dipendenti, secondo un principio di responsabilità oggettiva, infatti ogni struttura sanitaria ha l’obbligo, morale e giuridico, di controllare che gli esercenti la professione sanitario abbiano tutti i requisiti in regola per svolgere la professione”.
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Rosa era già madre di un bambino partorito con un taglio cesareo eseguito quattro anni prima senza problemi dopo di una anestesia totale. Il primario, nella cartella clinica, aveva scritto che la giovane donna doveva essere sottoposta a una anestesia totale, quindi è inspiegabile, che sia stata invece praticata l’anestesia locale. “L’anestesista, a nostro parere, – continuano i legali – si è reso colpevole di esercizio abusivo della professione perché a fronte di una cancellazione dall’albo non è consentito esercitare la professione medica”. Sei medici dell’ospedale in questione, tra cui l’anestesista, sono stati iscritti nel registro degli indagati per l’ipotesi di accusa di omicidio colposo in ambito sanitario. Ora le indagini dovranno accertare come e perché è morta Rosa e l’anestesista dovrà comunque subire un processo per la sua decisione di lavorare nonostante la cancellazione dall’albo di riferimento.
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