Non soltanto Brahim Aoussaoui, l’attentatore di Nizza, e Ahmed Ben Amor, l’uomo che ha accompagnato il killer dalla Tunisia all’Italia e dall’Italia alla Francia ed è stato fermato sabato sera a Grasse, anche gli altri tre nordafricani arrestati a causa dell’attentato di giovedì sono passati o hanno abitato nel nostro Paese. Oggi al Casa, il Comitato di analisi strategica dell’Antiterrorismo, discuteranno sui possibili attentati oltralpe, ritenuti ancora un rischio.
Secondo le verifiche non ci sarebbero legami tra i tre attacchi del 29 ottobre, avvenuti a Nizza, Avignone e Gedda. Una rete di killer molto ampia però è da tenere in considerazione. L’Aise, il nostro servizio segreto estero, diretto da Giovanni Caravelli, ha indicato ai francesi la posizione di Ben Amor individuato e arrestato. L’allarme, da parte dei servizi segreti, per nuove possibili azioni terroristiche oltralpe, rimane però alto. Anche le recenti polemiche internazionali hanno acuito i sentimenti antifrancesi da parte del mondo islamico radicale e la preoccupazione riguarda anche i francesi nel resto del mondo. Le tre persone (oltre a Ben Amor) fermate dopo l’attentato hanno abitato o sono passate tutte per l’Italia. Lo dimostrano gli archivi del ministero dell’Interno: Rabia Djelal, classe 73 (Algeria), identificato dopo la strage, attraverso l’analisi delle telecamere di sicurezza di un quartiere di Nizza, che lo avevano immortalato poche ore prima del triplice omicidio con l’attentatore, era stato segnalato per accertamenti. Slah Aboulkacem ,classe ‘87, tunisino, al quale era stato vietato il permesso di soggiorno nel 2014. Durante la permanenza in Italia (dicembre 2011- ottobre 2013) era stato sottoposto a controlli. Il terzo uomo, fermato la mattina del 31 ottobre, Bassem Aboulkacem, tunisino di 25 anni e cugino di Slah, invece, è stato sottoposto a controlli di polizia a giugno e dicembre 2018 in Italia e, ad agosto 2019, dalla polizia di frontiera di Genova.
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Intanto l’intelligence e l’Antiterrorismo, italiani e francesi, continuano a lavorare per ricostruire tutti i movimenti del killer. Sono in corso le analisi dei tabulati per identificare tutte le persone contattate nell’ultimo mese, da quando l’uomo è sbarcato a Lampedusa. Su Brahim, che si era avvicinato alla religione nel 2019, non risultano alert. Neppure la famiglia lo riteneva un estremista. Eppure avrebbe avuto contatti con Ali Abidili e Haroun Felhi, sospettati di appartenere a una cellula terroristica affiliata a Daesh. Inoltre tra i contatti ci sarebbe anche Ibrahim Ben Soltrana, estremista, noto anche alle autorità italiane e arrivato in Italia clandestinamente nel 2019.
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E’ sempre dalle notizie fornite all’intelligence dagli 007 tunisini che sarebbe emerso che, alla partenza verso Lampedusa, il 19 settembre, ad Aoussaoui, e Ben Amor, si sarebbero unite altre nove persone, provenienti da da Gabes. Cosa è accaduto dopo lo sbarco? Il killer il 20 settembre viene imbarcato sulla nave “Rhapsody” dalla Tunisia per la quarantena. A Bari sbarca il 9 ottobre. L’11 ottobre si reca a Palermo da un parente, anche lui destinatario di un decreto di espulsione da eseguire, che gli assicura un alloggio di fortuna. Dopo si sposta ad Alcamo, dove rimane al fino 26 ottobre, impiegato come bracciante per la raccolta delle olive. Qui ha contatti con un connazionale, interrogato per tutta la giornata di sabato dall’antiterrorismo di Palermo. Il 27 ottobre, insieme a Ahmed Ben Amor, Aoussaoui raggiunge Nizza in treno e il giorno dopo contatta la sorella che vive in Tunisia per rassicurarla e dirle che è arrivato. Il 29, con uno zaino pieno di coltelli, nella cattedrale di Nizza, uccide tre persone e decapita una donna.
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