Covid, due aziende di Parma citano in giudizio il Governo cinese

Le due aziende operano nel settore petrolifero e hanno denunciato perdite per 18 milioni di euro. La chiusura completa causata dal Covid sarebbe alla base di questa crisi. “La Cina aveva il dovere di informare i governi di tutto il mondo”, si legge nella denuncia.

pompa di benzina covid
Le aziende di distribuzione del carburante fanno la voce grossa – meteoweek.com

Continuano a piovere denunce e citazioni in giudizio nei confronti del Governo della Cina. Il motivo è sempre lo stesso, ovvero la frammentarietà delle informazioni per quanto riguarda la diffusione del Covid-19. Ancora una volta l’attacco arriva dall’Italia, nello specifico da Parma, dove due aziende hanno deciso di muoversi sul piano giudiziario. Si tratta di due società che operano nel settore petrolifero, che hanno portato in Tribunale il ministero della salute cinese. Il motivo è presto detto: sono state omesse e ritardate informazioni fondamentali per scongiurare la diffusione del Covid.

La richiesta è di risarcimento delle perdite economiche, che ammontano complessivamente a ben 18 milioni di euro. Nell’atto di citazione a giudizio si parla di “gravissime perdite subite a causa della chiusura completa”, ovvero il lockdown imposto in Italia lo scorso 8 marzo. Il ministro della salute del Governo cinese è stato invitato a comparire davanti al Tribunale di Parma il 9 luglio del 2021. Ricordiamo che entrambe le imprese fanno capo alla stessa proprietà: una si occupa della gestione di impianti di distribuzione, ovvero le pompe di benzina; l’altra distribuisce attraverso altri marchi, come Tap ed Eni.

L’importo di 18 milioni di euro è stato reso noto dai legali delle imprese, ovvero Giovanni Franchi e Francesca Surano. I due avvocati sostengono che a questa cifra, da intendere ovviamente in forma pecuniaria, ci sono da aggiungere anche i danni non patrimonali. Questi, però, non sono ancora stati quantificati. Ma in ben 16 pagine degli atti di citazione in giudizio si ripercorrono in maniera certosina le tappe della diffusione del Covid, partendo della Cina e arrivando fino in Italia. Partendo da quasi un anno fa, quando secondo uno studio il Covid aveva iniziato a circolare.

Cina ancora nel mirino delle aziende – meteoweek.com

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Secondo i legali delle due aziende, però, le autorità sanitarie cinesi avevano iniziato a muoversi solo il 31 dicembre dello stesso anno. Sono emerse le prime anomalie nei casi di polmonite, rese note all’Organizzazione Mondiale della Sanità. Così nei primi giorni di gennaio sono stati isolati i primi casi di contagio da Sars-CoV2, che poi si sarebbe diffuso a macchia d’olio in tutti i Paesi mondiali. Ma nel frattempo erano state prese alcune contromisure, come il blocco dei voli in Italia e da e per la Cina, che però sono state considerate tardive.

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In ogni caso, anche questa mossa doveva essere effettuata con largo anticipo, in base a quanto scritto nel documento firmato dai legali delle due imprese. Tanto che da Hubei al resto della Cina non si poteva volare, ma gli aerei partivano verso le altre mete in giro per il mondo. La denuncia è legata al fatto che “in base al diritto internazionale la Cina aveva il dovere di informare i governi di tutto il mondo di quanto stava avvenendo: a fronte di questa omissione le circa 150 nazioni ferite dall’epidemia hanno il diritto di agire legalmente”.

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