Piero Di Lorenzo, presidente e amministratore delegato di Irbm Pomezia, ha parlato dei tempi di diffusione in Italia del vaccino Oxford-Irbm-AstraZeneca contro il Covid-19.
Il vaccino contro il Covid-19 sviluppato dall’università di Oxford in collaborazione con l’azienda farmaceutica AstraZeneca e l’Irbm di Pomezia sta dando buoni risultati. Tra poche settimane la sperimentazione di fase 3, ovvero l’ultima, sarà terminata. I primi dati registrati hanno rilevato una che esso genera una forte risposte immunitarie tra gli anziani, la categoria più vulnerabile a fronte del virus. Per avere certezze in merito alla sicurezza ed efficacia del vaccino, tuttavia, sarà necessario attendere la revisione dei dati completi. Se essi saranno favorevoli si dovrà attendere soltanto l’approvazione degli enti regolatori prima che la cura venga immessa sul mercato.
Piero Di Lorenzo, presidente e amministratore delegato di Irbm Pomezia, che si sta occupando della realizzazione del vaccino insieme all’Università di Oxford e all’azienda farmaceutica AstraZeneca, ha svelato ai microfoni di Radio Cusano Campus le tempistiche di arrivo del vaccino contro il Covid-19.
“Noi ci aspettiamo – dice – che alla fine di novembre possa essere conclusa la fase tre della sperimentazione clinica, a quel punto la parola passerà alle agenzie regolatorie. Il problema è riuscire ad arrivare alla fine dei test senza che si verifichino eventi avversi. Se così sarà, le agenzie regolatorie impiegheranno 3-4 settimane e si arriverà ad una consegna delle prime 20-30 milioni di dosi all’Ue entro fine anno”. Per un vaccino che non debba fronteggiare una pandemia, di solito, i tempi normali sono di 6-8 mesi. “In una situazione così importante penso che le agenzie regolatorie cercheranno di ridurre i tempi per dare una risposta nel giro di qualche settimana. Questo non vuol dire che il vaccino non sarà sicuro“.
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Nel caso in cui, invece, ci dovessero essere degli intoppi nella fase di sperimentazione, le tempistiche si allungherebbero senza che alcuna abbreviazione dell’iter possa essere messa in atto. “I tempi che possono essere accorciati infatti sono quelli della burocrazia, della normale pratica dell’iter burocratico. Mentre tutti i tempi dovuti ai controlli scientifici saranno mantenuti in maniera severa“. E, infatti, aggiunge: “Non esiste una multinazionale disposta a mettere in gioco la propria credibilità e la propria reputazione scientifica per accorciare oltre il consentito i termini di una valutazione, sarebbe assurdo. Per questo è un argomento su cui si può essere più che sicuri“.
Il compito di abbreviazione dell’iter spetta, dunque, spetta alle agenzie regolatorie. “Se tutto andrà bene impiegheranno 3-4 settimane e si arriverà ad una consegna delle prime 20-30 milioni di dosi all’Ue entro fine anno. Ma se anziché prendere 4 settimane se ne prenderanno il doppio allora si arriverà a gennaio“. Contare i giorni, tuttavia, non serve a molto. “Attaccarsi al discorso se sarà fine anno o inizio gennaio – commenta Di Lorenzo – la vedo più una questione teorica che con risvolti pratici“. Il desiderio della popolazione, infatti, è comprendere quando il Covid-19 potrà uscire dalle loro vite. “La gente – conclude – vuole capire se in tempi certi potremo avere tutti a disposizione uno strumento per contrastare la pandemia e per tornare ad un minimo di vita normale dal punto di vista sociale, ma soprattutto economico“.
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