Tra la chiusura anticipata imposta dal nuovo Dpcm, il distanziamento sociale ed il rischio di un nuovo lockdown per molti ristoratori la possibilità di chiudere l’attività è sempre drammaticamente più reale.
“Se volete che restiamo a casa, pagateci per farlo“: si conclude amaramente con questa frase l’intervista alla titolare di una piccola trattoria di Roma. Un racconto che è la storia di una lunga e lenta agonia iniziata a marzo e che prosegue. Un calvario di molti, grandi e piccoli. Una corsa verso il possibile fallimento che coinvolge non solo i ristoratori ma i camerieri, i cuochi, chi si occupa delle pulizie, chi lavora in cassa. Un numero impressionante di persone, le loro famiglie: quello che si prospetta è un disastro sociale di dimensioni notevoli.
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L’ultimo Dpcm, quello che impone la chiusura anticipata alle ore 18, ha causato un crollo di tante attività: unito al distanziamento sociale (meno tavoli) e allo smart working (diminuzione della clientela a pranzo) per tanti imprenditori della ristorazione la situazione è difficilissima. Ed un nuovo lockdown, conti alla mano, rappresenterebbe la fine per tante attività. Nel video l’intervista completa.
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