Tutte le regioni italiane hanno un indice Rt superiore a 1, addirittura Lombardia e Piemonte superano quota 2. Ma Conte rassicura: “Il lockdown non ci sarà prima del 9 novembre”.
L’Italia è sempre più nella morsa del Covid, tanto che l’eventualità di un secondo lockdown è sempre più vicina e probabile. Lo si è visto in particolare dopo l’emissione del tanto temuto bollettino, avvenuto come di consueto nel tardo pomeriggio. Per la prima volta l’Italia ha fatto i conti con oltre 30mila casi di positività al Covid-19. Ma a far suonare un deciso campanello di allarme è un altro elemento assai temuto dagli italiani, ovvero l’indice Rt. Questo, in tutte le regioni prese singolarmente, supera il valore di 1, che è la base minima per iniziare a tremare.
Ma andando un po’ più in profondità, ci accorgiamo che ci sono alcune realtà del nostro Paese messe davvero male. Tra queste c’è il Lazio, il cui indice ammonta a 1,51. Ma oltre a Valle d’Aosta, Molise e la provincia autonoma di Bolzano, che sfiorano in maniera pericolosa quota 2, c’è chi questo dato lo ha ulteriormente peggiorato. Stiamo parlando di Lombardia e Piemonte, per le quali l’indice Rt è rispettivamente fissato a 2,16 e 2,09. Una situazione spettrale che fa cadere ancor più nella depressione e nella paura, considerando che tardano ad arrivare gli effetti dell’ultimo Dpcm.
Questi dovrebbero arrivare, numeri alla mano, non prima dell’inizio della prossima settimana. Ma in Italia la pazienza sembra essere davvero poca, considerando anche l’avvicinamento delle tanto agognate festività natalizie. Dopo aver trascorso in casa, lontano da parenti e affetti, le festività di Pasqua, gli italiani vorrebbero quantomeno tenere il Covid fuori dalla porta per le feste di fine anno. Ma non sarà così semplice, specialmente se la situazione dovesse andare avanti così, o addirittura peggiorare. Anche perchè le regioni a rischio sono oltre la metà, 11 su 20.
Ma se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, la progressione della seconda ondata di Covid nel nostro Paese poteva essere peggiore. In attesa del bollettino emerso ieri, infatti, le previsioni portavano a vedere non meno di 36mila nuovi casi di contagio. Se ne sono verificati circa 31mila, che non sono pochi ma sono comunque meno di quelli temuti all’immediata vigilia. Fermo restando questo, c’è da tenere in serio controllo la situazione degli ospedali, dove ormai circa mille persone si recano ogni giorno. E anche le terapie intensive, che ieri hanno accolto 95 pazienti in più.
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Ma come abbiamo detto, il Governo non vuole fare il passo più lungo della gamba e preannunciare eventuali lockdown, locali o nazionali. Per i primi ci penseranno in caso gli enti regionali. Ma a proposito dello stop su tutto il territorio, il premier Conte è stato chiaro: “Dobbiamo prima valutare bene gli effetti delle misure prese con il Dpcm di domenica scorsa e smaltirne i contraccolpi nell’opinione pubblica… Decidere adesso una stretta ulteriore non rispetterebbe i principi di gradualità e progressività fin qui seguiti“. Dunque è ancora presto, ma il 9 novembre potrebbe non essere così lontano.
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Ma nel caso di eventuali peggioramenti, in barba alle restrizioni dell’ultimo Dpcm, il lockdown è un’arma che potrebbe essere impugnata. Anche sulla base di quanto sta accadendo negli altri Paesi europei. Belgio e Austria in ordine di tempo sono le ultime ad aver chiuso le attività ricreative e commerciali. Ma anche la Francia e la Germania si sono date da fare in questo senso. Per questo motivo il premier ha allertato i presidenti delle Camere, Fico e Casellati: l’obiettivo è interloquire costantemente con il Parlamento per prendere la decisione migliore.