Roma, alberghi in forte crisi: su 1200 strutture, 400 rischiano di chiudere. Fatturato è sceso del 92% rispetto all’anno scorso
Francesco Gatti, presidente di Assohotel Confesercenti Roma, spiega la situazione non rosea in cui versano gli hotel romani. “Su 1.200 alberghi nella Capitale, ora il 50% è vuoto e il 50% non ha mai riaperto dopo il primo lockdown. Nei mesi di luglio e agosto nelle strutture aperte le occupazioni non hanno superato il 25%. Abbiamo perso il 92% di presenze rispetto all’anno precedente. La previsione è che il 40% degli albergatori non riaprirà mai più”.
Lo scopo di albergatori, ristoratori, titolari di bar, agenzie di viaggio e guide turistiche è trovare misure adatte a salvaguardare il turismo dopo le ultime disposizioni del Governo per far fronte alla risalita dei casi di Covid-19. Altrimenti, avvertono che scenderanno in piazza.
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I dati raccolti da Assoturismo parlano di una perdita stimata che supera i 900 milioni di fatturato. A pagare il prezzo di questa crisi sanitaria sono vari settori del turismo romano, tra cui ristoranti, pub e bar, ossia circa 35 mila azienda a Roma e nel Lazio.
“Il nuovo dpcm”, sostengono le associazioni di categoria, “condanna a morte l’intera filiera del turismo e dell’agroalimentare. Si rischia la chiusura di 8 mila aziende con perdita di lavoro per minimo 25 mila dipendenti nel solo territorio romano. Gli aiuti proposti sono insufficienti, occorrono misure di sostegno economico immediate e adeguate per evitare migliaia di fallimenti”.
Le richieste da parte delle associazioni di categoria sono diverse: si parte dal rivedere il sistema del credito d’imposta per gli affitti all’ inserimento degli hotel nel Dl Ristori. E poi ancora sospendere sfratti fino a dicembre 2021, abolire fino a fine emergenza tasse e tariffe comunali nonché tassa di soggiorno. Infine, abolire Ztl nel centro di Roma e concedere l’apertura serale dei ristoranti su prenotazione.