La crescita del Pil nel terzo trimestre del 2020 ammonta al 16,1%. Le previsioni del Governo si aggiravano attorno al 13%, mentre Bankitalia si aspettava una crescita del 12%. Scendono la disoccupazione totale e quella giovanile.
Arrivano finalmente delle buone notizie per il nostro Paese, probabilmente nell’ambito più discusso negli ultimi mesi. Oltre ovviamente a quello sanitario. Stiamo parlando dell’aspetto economico italiano, messo in seria crisi dalla pandemia che ha costretto alla chiusura – momentanea o definitiva – di diverse attività. Ma alla fine, la ripresa delle operazioni avvenuta alla fine della primavera e durante tutta l’estate ha dato i suoi frutti. Come si evince dai dati relativi al Pil del terzo trimestre del 2020 nel nostro Paese.
Si è registrata, come ha reso noto l’Istat nel suo calcolo periodico, una crescita del 16,1% del prodotto interno lordo. Una crescita imponente, se consideriamo anche le perdite avvenute nel secondo trimestre, in cui la chiusura era avvenuta con un drammatico -13%. Ma un altro aspetto positivo è quello che riguarda l’effettiva crescita del Pil rispetto alle previsioni fatte dalle diverse istituzioni. A partire dalle stime fatte dal Governo nazionale, che portavano a una previsione di crescita del dato che non avrebbe superato il 13%.
Di parere più o meno simile erano stati gli esperti di Bankitalia, i quali prevedevano una crescita del Pil di 11-12 punti percentuali nel trimestre che si è appena concluso. Il prodotto interno lordo nazionale, dunque, è cresciuto da luglio a settembre in maniera ancora maggiore rispetto alle previsioni. C’è comunque da dire che il dato porta un imponente segno “meno” del 4,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ma il rimbalzo, superiore rispetto alle stime degli analisti, fa ben sperare anche in vista di una fine di 2020 che si preannuncia complicata.
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L’Istat svela che il terzo trimestre ha avuto quattro giornate lavorative in più rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al terzo trimestre del 2019. Questa variazione ha avuto luogo soprattutto in alcuni ambiti specifici dell’economia e dell’occupazione nazionale, come agricoltura, silvicoltura e pesca. Anche il campo dell’industria e quello dei servizi hanno dato il proprio apporto. Tanto che anche il dato sulla disoccupazione nazionale è migliorato, visto che nel mese di settembre si è attestato sul 9,6%.
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Si tratta di una decrescita ancora debole (appena un decimo di punto percentuale) ma significativa di un momento storico complicato per il mondo del lavoro. E acquisisce ancor più valore il dato sulla disoccupazione giovanile, che a settembre 2020 scende al 29,7%. Un dato comunque allarmante, ma che perde l’1,7% rispetto al mese scorso. Il numero di occupati è cresciuto di circa 6mila unità, con mezzo punto percentuale in più rispetto ad agosto 2020. Aumenta anche il numero di persone in cerca di occupazione: 379mila in più con una crescita del 18,1%.
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