Sono oltre 5mila i medici e gli infermieri che hanno contratto il Covid-19 negli ultimi due mesi. Prosegue l’attività del Governo e degli enti regionali per trovare nuovi volontari per il rimpiazzo.
Torna il pericolo legato alle condizioni di chi opera negli ospedali di tutta Italia. Sia i medici che gli infermieri, infatti, rientrano nuovamente tra le categorie a maggior rischio di contagio. La seconda ondata di Covid-19 è ormai una realtà conclamata nel nostro Paese, con tanto di nuova invasione degli ospedali da parte dei positivi e dei malati. Per questo motivo torna a crescere in maniera imponente la quantità di personale medico e sanitario che rischia di contrarre il virus. Anzi, negli ultimi due mesi i dati in tal senso sono tutt’altro che lusinghieri.
Stando ai continui bollettini giornalieri che vengono fuori, infatti, i numeri non depongono in favore di chi opera negli ospedali. Sono oltre 5mila i medici e gli infermieri che hanno contratto il Covid-19 negli ultimi due mesi. Ma a differenza della devastante ondata avvenuta in primavera, con centinaia di nuovi ricoverati – con sintomi oppure in terapia intensiva – questa volta la “fonte” del contagio cambia. Anche in questo caso sono i positivi asintomatici a fare da ago della bilancia, questa volta nei confronti di chi credeva di contrarre il virus sul posto di lavoro.
I contatti con familiari e conoscenti che hanno contratto il Covid, infatti, mettono a rischio il ruolino di marcia del personale medico e sanitario. Anche perchè risultare positivi costringe sia i medici che gli infermieri a restare a casa, in isolamento domiciliare fiduciario almeno per 10 giorni. Il tempo che serve prima di eseguire un nuovo tampone, sperare che risulti negativo e poter tornare finalmente al lavoro. Dunque emerge un nuovo fronte legato alla positività al Covid per coloro i quali rappresentano un’ancora di salvezza per chi è costretto al ricovero.
Come detto, la netta crescita è avvenuta negli ultimi sessanta giorni. Il 25 agosto scorso, infatti, il numero di medici e infermieri risultati positivi al Covid-19 dall’inizio dell’epidemia ammontava a 30.513 unità. Due mesi dopo, il dato complessivo ammonta ora a quota 35.545 membri del personale medico e sanitario che ha contratto il Covid. Facendo una media piuttosto semplicistica, possiamo dire che ogni giorno 80 medici o infermieri si contagiano. Tra questi, purtroppo, si sono segnalati altri 16 decessi sempre in questo lasso di tempo.
Leggi anche -> Gli scienziati: “la lattoferrina cura il coronavirus” ma Burioni non è d’accordo
Leggi anche -> Coronavirus, la seconda ondata è la variante spagnola partita d’estate
Una vera e propria emergenza, portata alla luce tra gli altri anche da Carlo Palermo. Il segretario di Anaao Assomed ha fatto capire che la paura di contrarre il Covid-19 anche fuori dagli ospedali paralizza il personale medico e sanitario: “La nostra categoria rischia due volte il contagio: nella vita privata e mentre lavora. Se ai positivi aggiungiamo coloro che sono costretti alla quarantena, perché contatti stretti magari di un contagiato, comprendiamo perché i reparti rischiano di essere a corto di personale. Aggiungiamo pure che, con questa situazione di emergenza, chi magari ha la possibilità di andare in pensione grazie a quota 100, stanco e stressato dopo la prima ondata, la sfrutta“.
Clicca qui e poi premi la stellina (Segui) per ricevere tantissime novità gratis da MeteoWeek
Anche Roberto Carlo Rossi ha posto l’accento sulla necessità di salvaguardare le categorie dei medici e degli infermieri. Il presidente dell’Ordine dei Medici di Milano ha sottolineato l’errore commesso dal Governo, che ha dato il via ai medici di base per eseguire i test rapidi, da lui ritenuta una follia. “È rischioso per la salute – ha dichiarato – . Un medico può anche mettersi a disposizione, ma si pone un altro problema, e cioè che i camici bianchi che fanno questo devono essere protetti in maniera completa con tutti i dispositivi necessari“.