L’uomo era l’unico che poteva andarlo a trovare grazie al suo pass, ma invece di accudirlo ha deciso di ucciderlo.
Il 22 ottobre, le forze dell’ordine hanno notato che un 49enne non si era presentato a lavoro senza addure alcun valido motivo e dal controllo dei dati del gps, installato sulla sua auto, hanno scoperto che il sospettato si trovava all’aeroporto di Milano Linate e che aveva prenotato un volo di sola andata per Parigi. Lo hanno notato perché erano sulle sue tracce da un po’. L’uomo era accusato di omicidio. P.L. non si trovava a bordo dell’aereo poichè, dopo aver acquistato il biglietto ed essersi recato nella zona d’imbarco, aveva deciso di rinunciare al volo, tornando a casa dove è stato arrestato per aver ucciso lo zio della moglie.
Da giorni fingeva di prendersi cura del parente, ma le sue intenzioni erano ben altre. L’uomo era malato terminale sottoposto a ventilazione polmonare meccanica e in trattamento con dei sedativi somministratigli con un macchinario. Per questo, i carabinieri di Garbagnate e di Rho hanno fermato con l’accusa di omicidio volontario P.L., 49 anni, di Paderno Dugnano.
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L’uomo poteva accedere alla camera del parente grazie ad un passo assegnatogli per il suo lavoro. Lo scorso 12 ottobre un medico della struttura sanitaria ha presentato una denuncia ai Carabinieri dichiarando che il decesso dell’anziano, malato terminale sottoposto a ventilazione polmonare meccanica e a un trattamento con terapia sedativa, era verosimilmente dovuto alla somministrazione, il 9 e il 10 ottobre, di una dose particolarmente elevata di farmaci sedativi, dovuta alla manomissione della programmazione di un macchinario. A manometterla era stato lui, identificato grazie alle testimonianze degli operatori sanitari che, però, credevano fosse un nipote dell’anziano malato. Dagli accertamenti dei militari, coordinati dall’aggiunto Laura Pedio e il pm Nicola Rossato, è emerso che proprio nelle serate del 9 e 10 ottobre, era successo qualcosa.
Inoltre, gli inquirenti hanno fatto analizzare a personale tecnico specializzato il registro eventi del macchinario di infusione dei medicinali che ha permesso di verificare come l’apparecchio avesse registrato rispettivamente tre e due «boli», vale a dire delle infusioni immediate di un quantitativo di medicinali a velocità notevolmente superiore a quella prevista dalla terapia prescritta al paziente. Questa circostanza ne aveva causato la morte. Oggi l’uomo dovrà essere sottoposto a processo e si dovranno chiarire le motivazioni che lo hanno portato a decidere di porre fine alla vita del parente. I militari dovranno anche cercare di capire se l’uomo aveva dei complici o se qualcuno era a conoscenza del suo folle piano.