Domenica 25 ottobre Giuseppe Conte, in conferenza stampa, ha annunciato le nuove misure previste per prevenire la diffusione del Coronavirus. Ma queste sembrano non essere piaciute a molte personalità dello spettacolo.
Domenica 25 ottobre il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha annunciato in una conferenza stampa la pubblicazione e entrata in vigore di un nuovo Dpcm. Nel nuovo decreto previste delle novità riguardanti la vita degli italiani e le precauzioni prese dal Governo per prevenire il contagio e la diffusione del Coronavirus. Le misure prese, in vigore dal 26 ottobre, saranno valide per circa un mese fino al 24 novembre 2020.
Molte delle precauzioni di cui si parla nel Dpcm riguardano da vicino la vita degli italiani e invitano la popolazione a rispettare tutte le norme in vigore in funzione della propria salute. Tra le precauzioni più discusse quelle che riguardano la chiusura di bar, pub, pizzerie e ristoranti dalle 18:00. Questa decisione ha provocato una mobilitazione in molte città dei lavoratori del settore. Molto criticata anche la chiusura totale dei cinema e dei teatri. Quest’ultima non è stata apprezzata dai lavoratori del dietro le quinte e ha visto muoversi molte personalità di spicco con l’obiettivo di arrivare al Ministro della cultura Franceschini e al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Tra i personaggi dello spettacolo che si sono mossi: Pierfrancesco Favino, Caterina Guzzanti, Vittoria Puccini, Carolina Crescentini, Claudia Gerini per citarne alcuni. Tutti questi nomi e molti altri hanno accolto l’appello di associazioni quali Cultura Italiae e di Agis in funzione di una maggiore tutela per i lavoratori dello spettacolo.
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L’unione nazionale degli interpreti dell’audiovisivo ha avanzato delle richieste chiare: tenere aperte le sale con gli orari degli spettacoli anticipati a prima del coprifuoco; introdurre i protocolli di sicurezza per il teatro (su modello del protocollo audiovisivo) per artisti, tecnici e maestranze; far rispettare il comma 5 dell’art.19 del CCNL della Prosa in caso di sospensione della produttività; creare ammortizzatori sociali continuativi per colleghe e colleghi in difficoltà fino al termine dell’emergenza.
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