Il coronavirus ha avuto effetto anche sulla criminalità: a seguito delle misure restrittive introdotte con l’emergenza sanitaria, in calo furti e rapine nei primi mesi del 2020. Il crimine si è spostato sul web.
Nei primi sei mesi del 2020 si è registrato un calo del 25,9% dei delitti commessi e denunciati. A comunicarl è il database interforze sull’attività criminale, gestito dal dipartimento di Pubblica sicurezza del ministero dell’Interno. Secondo le analisi, i furti sarebbero addirittura dimezzati, soprattutto per quanto riguarda scippi e borseggi. Le rapine, invece, si sono ridotte di un terzo, e mostrano un calo del 50% quelle in banca e negli uffici postali.
Effetti, questi, dovuti alle misure restrittive imposte dal lockdown e alle limitazioni degli spostamenti applicate successivmente. Meno marcato, però, il trend relativo alle violenze domestiche, mentre risultano addirittura in controtendenza i crimini informatici, così come anche i reati di usura e contrabbando.
L’emergenza Covid non arresta i reati informatici
Le statistiche sono state rese note da Il Sole 24 Ore, che ha avuto modo di intervistare le fonti provenienti dalla direzione centrale della Polizia criminale, a cui fa capo il servizio di analisi criminale. Come spiegato dal dirigente Stefano Delfini, in questi mesi “le limitazioni alla libertà di circolazione sono state un fatto eccezionale, che ha ovviamente influito su alcune forme di criminalità”.
“Per altre, la diminuzione è stata meno marcata, come per maltrattamenti e percosse, che spesso sono reati spia di violenze di genere. Lo dimostrano anche l’aumento delle telefonate al numero 1522 durante il lockdown e il fatto che, con la riapertura delle attività, sono tornate subito a crescere le denunce di violenze su donne o minori. Inoltre, smart working e didattica a distanza hanno spostato una parte della delittuosità sulla rete”, ha evidenziato Delfini.
Per i reati concernenti il mondo del web, si menzionano furti di identità digitale, frodi informatiche e clonazioni di carte di credito. Per questi, così come altri reati simili, la direzione riporta che sarebbero state ben 52 le denunce al giorno pervenute alle forze dell’ordine. Numero a cui si aggiungono, inoltre, ben 589 truffe e frodi informatiche denunciate quotidianamente.
Reati di violenza, contrabbando e spaccio
Eppure, spiega ancora Delfini, “c’è poi una parte di attività criminale, che definiamo ‘numero oscuro’, che non viene segnalata nonostante gli sforzi messi in campo per farla emergere. Ad esempio abbiamo acceso un faro sui maltrattamenti verso anziani o minori e lavoriamo a diverse campagne di sensibilizzazione sul territorio”.
Reati, questi, che hanno visto rispetto al 2019 una forte contrazione, soprattutto per quanto riguarda lo sfruttamento della prostituzione e la pornografia minorile (-29,9%). Per ciò che concerne la contraffazione, invece, si è registrato un (-43%), mentre le violazioni alla proprietà intellettuale hanno segnalato un -43%. Secondo Delfini, una curva simile è spiegabile con il fatto che, durante i mesi di lockdown e resitrizioni, “ad alcune organizzazioni criminali sono venuti a mancare i canali per le vendite al dettaglio, che sono l’ultimo anello della catena per lo smercio di beni contraffatti”.
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Al contrario, invece, segnano numeri positivi il contrabbando (+6,7%) e le associazioni per spaccio di stupefacenti. “Con la pandemia le organizzazioni e le reti criminali si sono riconvertite, ma usano gli stessi mezzi e le stesse basi logistiche di prima per arricchirsi illecitamente, anche contrabbandando merci da altri Paesi o stupefacenti”, ha sottolineato il dirigente.
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Registrato, inoltre, anche l’incremento dei fenomeni di usura, passati da 92 a 101 episodi denunciati nei primi sei mesi dell’anno. “L’emergenza – spiega infine Delfini – ha fatto esplodere la crisi di liquidità e in alcune aree è riemerso quello che chiamiamo il ‘welfare criminale di prossimità’, con la criminalità organizzata cerca di arrivare prima dello Stato”.