Conte: “Indennizzi immediati”, ma le proteste dei ristoratori continuano

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha incontrato le categorie maggiormente penalizzate dalle nuove misure restrittive del Dpcm.

Conte: "Indennizzi immediati", ma le proteste dei ristoratori continuano
Giuseppe Conte, presidente del Consiglio. Credit: Giuseppe Conte Facebook

“Immediate misure di ristoro e indennizzi”. Queste le promesse del presidente del Consiglio Giuseppe Conte alle categorie maggiormente penalizzate dalle nuove misure restrittive per evitare la diffusione del coronavirus. Ad annunciarle è lo stesso premier martedì 27 ottobre, nel corso dell’incontro a Palazzo Chigi con le categorie.

La promessa di Conte

“Nelle stesse ore in cui lavoravamo alle norme del Dpcm, abbiamo lavorato per far arrivare risorse in tempi record alle categorie penalizzate”, ha detto Conte, ribadendo il suo impegno e quello dell’esecutivo per salvaguardare le attività chiuse – parzialmente o totalmente – con l’ultimo decreto. Ad esempio bar e ristoranti, che dovranno chiudere anticipatamente alle ore 18. O cinema, teatri e palestre, la cui attività è stata sospesa in toto.

E ha continuato: “Oggi alle 15 abbiamo un Cdm (Consiglio dei ministri, ndr) in cui approviamo un decreto con immediate misure di ristoro e indennizzi, ha concluso il premier. Stando alle parole di Conte, dunque, nel pomeriggio si riuniranno i ministri per decidere come aiutare economicamente gli esercizi commerciali come bar e ristoranti, ma anche cinema, teatri e palestre.

Le proteste dei ristoratori

Le misure, che dovranno essere “mirate” e “immediate”, erano state anticipate dal premier nelle conferenza stampa che avevano preceduto la firma del nuovo Dpcm. Sono state poi continuamente ribadite in questi giorni, ma non hanno impedito le proteste degli imprenditori italiani.

La rabbia dei ristoratori: "Siamo il capro espiatorio del governo" [VIDEO]
Dal Bolognese, ristorante in piazza del Popolo, Roma. Credit: Video Meteoweek
Da lunedì 26 ottobre infatti le città del Paese sono a ferro e fuoco – da Nord a Sud – a causa delle proteste in piazza di ristoratori, negozianti e cittadini. Da Milano a Roma, da Torino a Palermo, da Venezia a Cagliari, passando per Trento e Catanzaro, le manifestazioni si sono accese in 17 città.

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Sì alle proteste, ma senza strumentalizzazioni

Bisogna tuttavia distinguere tra gli eventi pacifici, in cui i lavoratori esprimono il proprio disappunto per le misure varate dal governo, e le azioni violente che si sono verificate durante le proteste. Su questo punto si è espresso Alfredo Zini, uno dei ristoratori che lunedì ha organizzato un presidio davanti alla prefettura di Milano.

“Ci dissociamo assolutamente da eventi violenti come quelli di lunedì, e come quelli che possono risuccedere nelle prossime ore e nei prossimi giorni”, ha detto l’imprenditore. E ha aggiunto: “Questo tipo di violenza è assolutamente censurata dal mondo della ristorazione. Non c’entrano nulla con noi”. Tant’è che al prefetto Renato Saccone “abbiamo presentato le nostre proposte per evitare il pericolo di infiltrazioni mafiose e di abusivismo nelle attività”. Sì alle proteste, quindi, ma senza strumentalizzazioni.

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