Il nuovo dpcm ci porta in un semi-lockdown: dal governo arriva la decisione di limitare il contagio ma il virus in metro continua a correre.
C’è un che di romantico nell’immaginare un governo ampiamente criticato che si batte per il benessere del volgo ignorante (che lo critica). C’è un che di sensazionalistico nel pensare alla fatica affrontata dal comitato scientifico e dal Premier, tutti riuniti per decidere le sorti del Paese: nell’immaginarli tracannare litri e litri di acqua chiusi in seduta straordinaria mentre con la penna tremante decidevano di chiudere i ristoranti, le palestre, le piscine; mentre con un tratto di inchiostro decretavano la fine di moltissime imprese, la sorte di tantissimi imprenditori. C’è un che di disperatamente ridicolo nel constatare che, ancora una volta, hanno dimenticato di organizzare la situazione trasporti. Oggi, 26 ottobre, siamo andati a controllare la situazione metro a Roma (video a fine articolo) ed è tutto drammaticamente pericoloso. Il distanziamento sociale non è minimamente rispettato, alcuni non indossano correttamente la mascherina, i controlli sono inesistenti.
Il Pil italiano calerà del 10 per cento nel 2020, con un recupero solo parziale nel 2021. Secondo le stime del rapporto di previsione del Centro studi di Confindustria questo era lo scenario prima del secondo DPCM. La crisi da Covid-19, per Confindustria, porta il Paese indietro di 23 anni. Una vera e propria «tempesta perfetta», si legge nel rapporto di previsione, causata da un doppio shock di domanda e offerta che ha prodotto effetti dirompenti sull’economia italiana. Cosa succederà adesso? Ci preoccupiamo di chiudere le porte al futuro, voltando le spalle a teatri cinema e ristorazione e mentre il Paese lentamente muore chiudiamo gli occhi di fronte alle metro che ci portano a lavoro ogni giorno? Cosa sarà di questo Paese fra un anno quando il tempo libero sarà annientato ma il virus non sarà sconfitto perché per un errore macroscopico continua a circolare proprio di fronte a noi?
Forse è il tempo di chiedersi, di chiedergli, di chiederci se è questo oggi il tipo di errore che possiamo permetterci.