Giuseppe Pio D’Astolfo finisce in coma dopo un violento pugno alla testa, la mamma confessa in una lettera: “Temo che non si svegli”. Sui social del 13enne che lo ha aggredito appaiono le foto di Pablo Escobar.
Giuseppe Pio D’Astolfo, 18enne di Lanciano, era stato aggredito la sera dello scorso 17 ottobre, mentre era in compagnia della ragazza e di un amico dietro il piazzale della vecchia stazione ferroviaria Sangritana-Tua. A massacrarlo una baby-gang di 5 coetanei, tra cui alcuni minorenni. Dopo un violentissimo pugno alla testa, ora si trova in coma indotto, ricoverato all’ospedale di Pescara dopo un intervento d’urgenza effettuato dalla Neurochirurgia. Ma la mamma ha paura che il giovane possa non risvegliarsi più.
“Gli esami clinici rivelano che c’è un danno. A volte temo che mio figlio non si svegli più. Mi scuso con lui per non averlo protetto abbastanza”. Queste le parole della mamma del ragazzo, Paola Iasci, raccolte in una lettera. Le condizioni di Giuseppe pare siano stabili al momento, ma la preoccupazione della donna non accenna a diminuire. “Spero, con tutto il cuore e per tutto l’amore che ho per mio figlio, che torni forte e bello come prima, ma chissà… Ci sono momenti di buio. Ho paura che non sarà così. Debbo essere forte, lo so. E so anche che in tanti stanno pregando per lui”.
Il giovane è stato aggredito davanti gli occhi di tutti, senza che nessuno abbia mosso un dito per aiutarlo. A denunciare l’accaduto è stata la ragazza di Giuseppe, l’unica che – insieme all’amico – ha soccorso il 18enne dopo l’aggressione e che ha chiamato i soccorsi quando, nel giro di poco, il ragazzo si è accasciato a terra, privo di sensi, a causa del violento pugno ricevuto alla testa. Sulla vicenda continuano le indagini da parte dei carabinieri, ma sono ancora molti gli aspetti da chiarire: soprattutto il ruolo del 13enne picchiatore, di origini rom, che ha confessato di aver sferrato il pugno che ha mandato in coma Giuseppe.
Il ragazzino rom 13enne, anche lui originario di Lanciano, è stato denunciato per l’aggressione del diciottenne Giuseppe Pio D’Astolfo. Il provvedimento è scattato dopo che lo stesso minorenne ha ammesso di aver sferrato il pugno che ha mandato in coma Giuseppe. Interrogato dalle forze dell’ordine, il giovane avrebbe raccontato: “Mi sono sentito minacciato e ho reagito tirando un pugno a Giuseppe Pio D’Astolfo, che poi è caduto a terra”. Insieme a lui, però, c’erano altri quattro aggressori – tutti appartententi una stessa cerchia famigliare rom e denunciati per lesioni gravi.
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Nonostante abbia ammesso le sue responsabilità, però, le fonti riportano come il giovane non sembri pentito del gesto commesso. “…a ’sto punto anche a me non importa niente di un italiano in meno”, spiega il ragazzino in una conversazione con un amico. Mentre sui social, a chi gli domanda “ma chi si è messo in mezzo poi?”, il 13enne risponde: “Nessuno, a me non serve la baby gang, come dicono i giornalisti, io le cose le risolvo petto a petto e tra l’altro loro stavano in 5 e io da solo”.
Sempre secondo quanto riferito dai media, pare inoltre che sui suoi profili social appaiano delle foto dedicate al colombiano Pablo Escobar, del quale il giovane avrebbe adottato il motto “Plata o plomo” (“argento”, overo denaro, o “piombo”, inteso come “pallottole”). Dagli ultimi aggiornamenti, si apprende inoltre che gli investigatori impegnati sulla vicenda stanno analizzando i telefoni cellulare dei coinvolti nell’aggressione.
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