Il suo amore infatti può tutto, è può arrivare a ridestare un cuore assopito mortalmente nel peccato e a raddrizzare la strada del cammino interiore, anche se sembrava tutto perduto.
Qual è il punto debole dell’ipocrisia? Gesù nel Vangelo ce lo ha fatto capire spesso. Eco come la sua misericordia agisce sui suoi figli bisognosi e come la sua parola può creare un varco anche laddove non c’è amore.
Ss. Luciano e Marciano; B. Damiano Furcheri
30.a del Tempo Ordinario (Anno A)
Facciamoci imitatori di Dio, quali figli carissimi
Ef 4,32-5,8; Sal 1; Lc 13,10-17
Camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 4,32 – 5,8
Fratelli, siate benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo. Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo in cui anche Cristo ci ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.
Di fornicazione e di ogni specie di impurità o di cupidigia neppure si parli fra voi – come deve essere tra santi – né di volgarità, insulsaggini, trivialità, che sono cose sconvenienti. Piuttosto rendete grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro – cioè nessun idolatra – ha in eredità il regno di Cristo e di Dio. Nessuno vi inganni con parole vuote: per queste cose infatti l’ira di Dio viene sopra coloro che gli disobbediscono. Non abbiate quindi niente in comune con loro. Un tempo infatti eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce.
Parola di Dio.
R: Facciamoci imitatori di Dio, quali figli carissimi.
Beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi,
non resta nella via dei peccatori
e non siede in compagnia degli arroganti,
ma nella legge del Signore trova la sua gioia,
la sua legge medita giorno e notte. R.
È come albero piantato lungo corsi d’acqua,
che dà frutto a suo tempo:
le sue foglie non appassiscono
e tutto quello che fa, riesce bene. R.
Non così, non così i malvagi,
ma come pula che il vento disperde.
Il Signore veglia sul cammino dei giusti,
mentre la via dei malvagi va in rovina. R.
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio.
Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato». Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi?
E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?».
Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
Nel Vangelo di oggi si oppongono tre elementi: l’infermità di una donna tormentata dal maligno, la carità coraggiosa di Gesù e la mancanza di fede e di pietà del capo della sinagoga.
Questa donna era ricurva da 18 anni, perché un male la teneva schiava. Gesù la libera, la salva da una condizione di profonda sofferenza in cui viveva da molti anni. L’unico “peccato” che fa Gesù è quello di guarirla di sabato, giorno sacro e di precetto per gli ebrei del tempo. “Come hai osato guarirla di sabato? Proprio in questo giorno di riposo caro al Signore”: questo è un po’ il paradosso che questo sacerdote privo di carità e vera fede, rivolge a Gesù.
Che, un po’ imbarazzato per la sua arroganza, è come se rispondesse: “Non vedi che il gesto che ho fatto a questa povera figlia del Padre mio gli è molto più caro di un’osservanza ipocrita?”. Senza voler dare una parafrasi inesatta e poco opportuna, Gesù vuole esprimere un concetto di amore che va oltre i legalismi, oltre i precetti standardizzati.
Non si può fare del male a qualcuno coprendoci dietro una legge ingiusta, non si può pensare di rimanere davvero “puliti” se ci copriamo dietro a maschere fatte di atteggiamenti, azioni, persino leggi o precetti, usati a favore nostro per danneggiare gli altri.
L’ipocrisia è qualcosa risiede nella coscienza. E’ un nascondersi e un fingere a danno degli altri e a favore nostro. E’ in un certo senso, il vero contrario dell’amore, che invece si proietta verso l’esterno, è autentico, e a volte contro il proprio interesse diretto.
Tale ipocrisia ha però un punto debole, dove Gesù può ancora lavorare: la consapevolezza. Ognuno sa quando è ipocrita, perché la nostra anima ci parla. E lì in quella voce, può essere ancora presente la voce di Gesù a salvarci, e a dirci che, come per la donna inferma, è venuto a guarire anche le nostre ipocrisie, che non lo spaventano.
Il suo amore infatti può tutto, è può arrivare a ridestare un cuore assopito mortalmente nel peccato e a raddrizzare la strada del cammino interiore, anche se sembrava tutto perduto.
Il Torino di mister Vanoli è partito molto bene in Serie A e, nonostante le…
Dai fasti degli anni '90 e dei primi 2000 sembra passata un'eternità. Ormai da più…
Quali sono le aziende che garantiscono il miglior servizio per la luce e il gas…
Anticipazioni sulle prossime puntate della soap di Rai Uno Il Paradiso delle Signore 9: crisi…
Quando si parla di detergere il viso sono molti a commettere errori banali che compromettono…
Le anticipazioni sulla puntata del 15 ottobre di Temptation Island rivelano diversi colpi di scena:…