Il Covid-19 blocca le visite di routine. I controlli periodici che in precedenza riuscivano a salvare molte vite, adesso vengono continuamente rimandati. Per una semplice ecografia è necessario attendere almeno 9 mesi.
I tempi di attesa per le visite di controllo, ai tempi del Covid-19, sono talmente dilatati che le diagnosi salva-vita non esistono più. La prevenzione non ha spazio a fronte dei numerosi casi di positività al virus. La denuncia arriva dall’Uil Lazio, che ha effettuato una indagine sull’andamento delle visite della regione ed ha intervistato un gran numero di medici di base e altri professionisti. I controlli, in base ai dati, si sono dimezzati.
Le visite specialistiche, come quelle ginecologiche e cardiologiche, si sono ridotte del 50% a causa del Covid-19. Un dossier della Uil Lazio rivela un quadro sanitario allarmante, in cui gli ospedali sono concentrati sui pazienti affetti dal virus e “dimenticano” coloro che soffrono di altre patologie o vogliono tenere sotto controllo il proprio stato di salute sottoponendosi ad attività di screening. Persino i pazienti oncologici non vengono curati come dovrebbero.
La situazione, inoltre, sembra aggravarsi sempre di più, in concordanza con l’aumento della curva di contagi di Coronavirus. Soltanto nell’ultima settimana il numero di visite sarebbe calato del 10%, secondo i dati della Regione Lazio. Il segretario generale della Uil del Lazio, Alberto Civica, ci tiene però a precisare: “I dati però estremamente frammentari e non più comparabili perché si fermano alle ultime cinque settimane e non registrano uno storico“. I medici, ad ogni modo, sono preoccupati per “l’aggravarsi di molte patologie di cui gli effetti si vedranno nei prossimi anni“. “Basti pensare – dicono – alle cardiopatie e alle malattie dell’apparato cardiovascolare in genere“.
I tempi di attesa sono ormai estesi in ogni ambito. Ben 7 mesi di attesa per una risonanza, 9 per un ecocardiogramma o un’ecografia. Per le visite specialistiche, come quelle reumatologiche o ginecologiche, si arriva persino ad un anno. Dopo così tanto tempo, ormai, in caso di problemi gravi, potrebbe già essere troppo tardi. L’allarme dei medici, infatti, è chiaro: non si muore soltanto di Covid-19.
Un quadro preoccupante viene delineato anche dai pediatri. I bambini stanno psicologicamente soffrendo parecchio questo momento, ma nessuno sembra curarsene. “E invece – spiegano i pediatri – proprio in questo periodo ci sarebbe maggiore bisogno. L’assistenza serve perché il Covid sta creando moltissimi problemi agli adolescenti e andrebbero seguiti più di prima“. Ciò non avviene, soprattutto per patologie che nulla hanno lontanamente a che fare con il virus. “Ci sono problemi – dicono – anche per prenotare una visita di controllo o un test per difficoltà di apprendimento, disturbo dell’attenzione, difficoltà mnemoniche“.
Le difficoltà nell’effettuare una visita sono evidenti, inoltre, secondo la Uil Lazio, su tutti i fronti. Si presentano persino nel momento della prenotazione. La linea del centralino, infatti, è sempre occupata. E quando gli operatori rispondono: “A nulla sembra servire l’urgenza indicata sulla prescrizione medica della lettera B, che invece dovrebbe garantire la prestazione entro dieci giorni“, spiega il sindacato. “La risposta dell’operatore è sempre la stessa: ‘Ci dispiace, la lista per la B è completamente esaurita’ e i tempi rimangono quelli indicati“. La situazione, ora, sembra destinata a peggiorare per la possibilità data ai medici di base di effettuare i tamponi in studio.
Tutti questi fattori, come denuncia la Uil Lazio, inevitabilmente, spingono le persone a rivolgersi a strutture che effettuano gli esami a pagamento, con tempi di attesa ridotti. A discapito di coloro che non possono permettersi tali spese.
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