Omicidio della piccola Jolanda: tra le prove un colpo di scena

Jolanda, di appena otto mesi, è deceduta nella notte tra il 21 e il 22 giugno del 2019 a Sant’Egidio del Monte Albino.

Omicidio della piccola Jolanda: tra le prove un colpo di scena – meteoweek

C’è un colpo di scena nella vicenda della piccola Jolanda, la bambina di appena 8 mesi morta per mano dei genitori Immacolata Monti e Giuseppe Passariello nella notte tra il 21 e il 22 giugno del 2019 a Sant’Egidio del Monte Albino.  Il tribunale deciderà se nominare o meno un nuovo consulente per fugare ogni dubbio sull’intercettazione che sta facendo discutere perché poco comprensibile. L’intercettazione ambientale fu registrata dalla polizia di Nocera Inferiore, in commissariato, il giorno dopo la scoperta della morte della piccola Jolanda. I due genitori, convocati e fatti attendere in una stanza, cominciarono a parlare tra loro. «Il cuscino lo dovevo buttare?» fu la prima frase captata, pronunciata da Immacolata Monti, che si rivolse al marito. E ancora: «Tutto in faccia». «L’omicidio lo abbiamo fatto». Secondo quanto ricostruito dai periti queste frasi potrebbero essere incriminanti.

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L’ascolto di quella intercettazione fatta dal perito, tuttavia, risulterebbe incomprensibile. Quel dialogo è uno degli elementi di forza dell’accusa – l’inchiesta fu condotta dal sostituto Roberto Lenza – nei riguardi dei due genitori, verso i quali si ipotizza un soffocamento di cui sarebbe stata vittima la piccolina. Il padre potrebbe essere l’autore del crimine. Proprio attraverso l’uso di un cuscino.

Giuseppe Passariello ha sempre respinto le accuse, spiegando al gip che la piccola era affidata alla moglie, mentre lui si occupava dell’altro figlio, di qualche anno più grande. Il giorno dopo essere stato ascoltato dalla polizia, però, fu trovato alla stazione di Salerno: secondo gli investigatori stava cercando di scappare, motivo che ha portato all’emissione della misura cautelare. La moglie era stata arrestata la sera del 4 luglio. Entrambi i genitori sono indagati con l’accusa di omicidio volontario aggravato in concorso.

Quella sera, fu un’amica della madre, dietro sollecito di quest’ultima, ad allertare il 118 e a riferire che la piccola non riusciva più a respirare. Secondo i primi riscontri sul suo corpo verrebbero rinvenuti edemi, segni di bruciature, escoriazioni e lesioni di vario tipo. Oltre ad una lesione aftosa ulcerativa in bocca, che le avrebbe impedito di deglutire. Una circostanza che per l’accusa era il risultato di almeno quindici giorni di maltrattamenti verso la piccola. La bambina era stata trasportata all’ospedale di Nocera Inferiore in ambulanza, ma era arrivata già morta. I medici avevano riscontrato dei segni riconducibili a violenze ed era partita la segnalazione alle forze dell’ordine.

Per Imma Monti fu suo marito, Giuseppe Passariello, a ridurre la figlia in quel modo, che non fu mai curata adeguatamente, se non con metodi rudimentali. La donna avrebbe riferito di essere succube. Il tribunale del Riesame non ritenne credibile la versione di nessuno dei due genitori, addebitando la colpa della morte di Jolanda ad entrambi. Ora molto dipenderà dall’intercettazione. L’udienza si è aggiornata a novembre, con l’obiettivo di sciogliere il nodo su un aspetto importante e capire quale esito prenderà il processo.

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