Covid, i medici: “Presto terapie intensive sature, dpcm insufficiente”

L’aumento dei casi di Covid-19 sta mandando in tilt gli ospedali. L’allarme arriva dall’Anaao-Assomed, uno dei maggiori sindacati di medici ospedalieri. Il nuovo dpcm, secondo loro, potrebbe non essere sufficiente per risolvere il problema.

Il nuovo dpcm potrebbe non essere sufficiente per contrastare la diffusione del Covid-19 ed evitare il sovraffollamento degli ospedali. Il “lockdown” parziale, infatti, punta a ridurre l’aumento dei casi seppur evitando un totale crollo dell’economia. Sul fronte sanitario, tuttavia, ciò non sarebbe abbastanza. A lanciare l’allarme l’Anaao-Assomed, il maggiore dei sindacati dei medici ospedalieri.

Per approfondire:

I medici: “Situazione gravissima”

Il segretario dell’Anaao-Assome, Carlo Palermo, in un’intervista rilasciata all’Ansa, ha delineato un quadro gravissimo del sistema sanitario in Italia. “La situazione – spiega – è assolutamente critica, con Pronto soccorso e reparti ormai intasati ed il 118 subissato di chiamate. Con questo ritmo di contagi entro la seconda settimana di novembre si satureranno le terapie intensive, mentre sono già in grande sofferenza i posti nei reparti Covid ordinari e nelle sub-intensive“.

Carlo Palermo, Segretario Nazionale Anaao-Assomed

Mancano, inoltre, le risorse, sia umane che in termini di tamponi. “È evidente che la pressione sugli ospedali sta diventando insostenibile, dal momento che – sottolinea – è praticamente saltata la possibilità di contenimento dell’epidemia attraverso i servizi territoriali“. E Palermo evidenzia anche le ragioni di tale sofferenza: “I tamponi non bastano, l’assistenza domiciliare è pressoché assente con le unità di medici Usca per le cure a casa che presentano problemi di organici, e con il sistema di tracciamento ormai impossibile dato l’altissimo numero di contagi“.

Leggi anche:

Il nuovo decreto rischia di essere insufficiente a fronte dei numerosi problemi di gestione degli ospedali: “È un punto di equilibrio tra esigenze economiche e sanitarie, ma potrebbe non bastare. È quasi un lockdown nei fatti ma se non dovessero esserci risultati concreti in termini di riduzione dei contagi, sarà allora inevitabile – conclude Palermo – un lockdown totale“.

Chiara Ferrara

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