La bozza del nuovo Dpcm allarma i commercianti: «Noi siamo disperati, rischia di chiudere il 50% delle attività, tra le 10 e le 15mila».
La tensione è alta: il nuovo Dpcm ha messo in crisi molti soprattutto nel settore della ristorazione. La chiusura dei locali entro le 18 metterà in ginocchio l’intero settore: «Siamo alla fine. Al punto di non ritorno», sono le prime parole del neo presidente della Fipe-Confcommercio, Sergio Paolantoni. Sia lui sia il presidente della Confesercenti, Valter Giammaria, calcolano che così chiuderà almeno il 50% degli esercizi ovvero dalle 10 alle 15 mila attività. E se i danni, per effetto del precedente decreto, solo per bar e ristoranti erano di 47 milioni al mese, «adesso si arriva a perdite incalcolabili».
Il presidente della Fipe ha detto: «Molti piuttosto che aprire preferiranno restare chiusi e le poche attività che resteranno aperte fino alle 18 dovranno fare tagli di personale, sperando di poterlo mettere in cassa integrazione in deroga che non è stata ancora rinnovata». La già annunciata manifestazione del 28 ottobre a Roma in piazza della Rotonda, al Pantheon, «avrà sicuramente maggiore partecipazione».
Il più furibondo è il presidente di Assoturismo, Daniele Brocchi: «Vogliono che la gente scenda in piazza – attacca – già mi hanno chiamato gli associati chiedendo di organizzare manifestazioni perché gli aiuti non arrivano e non hanno più soldi».
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La tensione è altissima. Claudio Pica, presidente della Fiepet Confesercenti, chiede «un incontro urgente al governo, che deve dichiarare lo stato di crisi del turismo e della ristorazione». Non solo: «Contestualmente a questo nuovo decreto deve garantire alle nostre imprese sussidi a fondo perduto per non farci chiudere definitivamente entro il 31 dicembre. Solo a Roma si rischia il licenziamento di oltre 100 mila dipendenti e almeno il 60% delle nostre imprese rischia di morire». A mettere il peso da novanta è Valter Giammaria: «La salute è la prima cosa, però c’è anche il problema dei posti di lavoro e del commercio. O ci danno gli indennizzi a fondo perduto, quelli che non ci hanno dato precedentemente oppure la crisi sarà molto forte e farà chiudere a Roma dalle 10 alle 15mila attività, con la perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro. Noi non siamo come i dipendenti dello Stato che hanno lo stipendio e c’è anche da dire che siamo i luoghi più sicuri con il rispetto delle regole e delle sanificazioni: il provvedimento del governo deve essere più mirato. Adesso comunque non ci sono più scuse per non riaprire la Ztl…». Ora la palla passa al governo che dovrà cercare di migliorare la situazione fornendo un valido sostegno al settore.
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