A commentare la situazione dei Pronto soccorso durante questo periodo di recrudescenza del virus è il presidente della Società italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu) Salvatore Manca: “La situazione nei Pronto soccorso è drammatica, con fortissime criticità in tutte le Regioni”.
Rischia di sfuggire nuovamente di mano l’emergenza Covid all’interno dei Pronto soccorso. Basta fare un breve controllo sul sito del ministero della Salute per leggere: in caso di sintomi sospetti di contagio Covid-19, “rimani in casa, non recarti al Pronto soccorso o presso gli studi medici ma chiama al telefono il tuo medico di famiglia, il tuo pediatra o la guardia medica. Oppure chiama il numero verde regionale”. Durante la prima ondata si era infatti deciso: i casi Covid vanno trattati separatamente, non gestiti all’interno dei Pronto soccorso; il rischio è che la cura si trasformi in malattia, che le strutture adibite a vigilare sulla salute dei pazienti diventino centri di diffusione del virus. Cosa accade, ora, in questa seconda fase di recrudescenza del virus? Lo dice, allarmato, il presidente della Società italiana di medicina di emergenza urgenza (Simeu) Salvatore Manca, che riferisce all’Ansa: “La situazione nei Pronto soccorso (Ps) è drammatica, con fortissime criticità in tutte le Regioni. I Ps, in questi giorni, sono presi d’assalto da pazienti con sintomi da Covid-19 e ci sono file di ambulanze in attesa”. Questo accade perché “i reparti Covid sono pieni ed i Ps stanno diventando un ‘parcheggio’ per questi pazienti anche per 3-5 giorni. Stiamo assistendo tutti ma mancano medici e infermieri. Non ce la facciamo più a reggere”. Insomma, l’invasione dei Pronto soccorso questa volta si innerverebbe dall’interno dell’ospedale: finito lo spazio nei reparti Covid, i malati tornano a stazionare nei Pronto soccorso, che non godono di strutture, spazio e strumenti adeguati. “C’è un super afflusso di pazienti con sospetto Covid, e vediamo file di ambulanze con dentro persone, probabilmente contagiate, che aspettano di essere visitate. I Pronto Soccorso si stanno intasando, perché dopo la fase 1 molti reparti Covid sono stati smantellati, e le persone si riversano qui. Ma i Pronto soccorso non sono pronti a fronteggiare questi numeri perché, nonostante le misure previste nel Decreto Rilancio, sono rimasti tali e quali a prima”.
LEGGI ANCHE:
Come ci si sta organizzando, allora, per fronteggiare la situazione? “In pratica si stanno trasformando le Unità di Osservazione breve e le terapie sub-intensive in veri e propri reparti Covid. Stiamo gestendo questi pazienti, dobbiamo ventilarli e fare tutto ciò che richiede un malato Covid, possiamo farlo, ma abbiamo gravi carenze di organico, oltre che strutturali”, denuncia. “Tutti gli interventi previsti dal decreto Rilancio sono stati fati solo in minima parte o quasi per nulla, e i Pronto soccorso sono rimasti come nella fase pre-Covid. Gli ospedali dunque sono impreparati”. A questo punto si sta adottando anche una serie di tentativi, tutti a latere, per cercare di mantenere il distanziamento: file di ambulanze davanti ai pronto soccorso, in cui vengono collocati i pazienti in attesa del proprio turno al triage; riduzioni di attività di chirurgia ordinaria; apertura emergenziale di nuovi ospedali, come quello già allestito in Fiera a Milano, che ora sta accogliendo i primi pazienti.
“Vediamo riaffiorare gli incubi, i volti, il dolore di sei mesi fa”
A fornire un’idea di quello che sta avvenendo, anche la richiesta dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Genova, che diffonde su Facebook una lettera aperta. Genova starebbe affrontando gravi difficoltà proprio nella gestione del Pronto soccorso, tanto che, stando a quanto riportato dal Fatto Quotidiano, la procura ieri avrebbe aperto un’indagine sulla mancata applicazione dei piani di emergenza Covid. Così arriva ora la richiesta di coloro che nella fase 1 erano stati acclamati come eroi, e che ora rischiano di dover tornare all’incubo dei mesi precedenti: si chiede “con urgenza al presidente della Regione Liguria Giovanni Toti di ordinare il lockdown in ambito regionale perché ai posti di terapia intensiva occorre conteggiare anche i malati con supporti ventilatori quali il casco e siamo in piena emergenza”. Poi l’appello, sempre più accorato: “Occorre non indugiare oltre e assumere iniziative appropriate per il contrasto all’emergenza sanitaria in atto”. La tensione sale e il terrore di tornare all’incubo di qualche mese fa è tanto: “Gli infermieri rigettano ogni inutile tentativo di fronteggiare l’emergenza da coronavirus, attraverso la sospensione del legittimo riposo dal lavoro tanto più in questi momenti drammatici che oltre alla fatica quotidiana, vediamo riaffiorare gli incubi, i volti, il dolore di sei mesi fa. Non c’è più tempo”.
Clicca qui e poi premi la stellina (Segui) per ricevere tantissime novità gratis da MeteoWeek
Per questo è necessario, secondo quanto si legge nel comunicato, attuare ora misure in grado di evitare di tornare alla situazione di stress sanitario della prima ondata: occorre “sospendere tutte le attività di elezione in ambito ospedaliero e spostarle all’interno delle strutture sanitarie accreditate; attivare immediatamente l’intervento della Protezione civile per l’impiego dalle precedenti graduatorie di medici, infermieri e oss da assegnare alle strutture sanitarie di bassa intensità assistenziale”.