Fabrizio Bonanni, presidente del Comitato pendolari Ferrovia Roma Nord, racconta la situazione del trasporto pubblico a Roma.
Incrementare le corse nelle ore di punta – entrata e uscita da scuola e dal lavoro – e nelle zone più a Nord della ferrovia, dove molte attività rimaste isolate stanno chiudendo. Sono questi i suggerimenti avanzati dal Comitato pendolari Ferrovia Roma Nord, il gruppo di utenti che si sono costituiti come organizzazione per denunciare i malfunzionamenti della ferrovia che porta da piazzale Flaminio – nel centro di Roma – a Viterbo.
Come in molte altre zone d’Italia, anche Roma sta vivendo forti disagi per gli assembramenti che si creano nelle stazioni e sui mezzi pubblici. La questione è al centro del dibattito politico, eppure non si riesce a trovare una soluzione. In più Atac – l’Agenzia del trasporto autoferrotranviario del Comune di Roma – contribuisce a peggiorare la situazione della ferrovia di Roma Nord sopprimendo le corse.
“Da tempo noi soffriamo di soppressioni continue sull’orario di servizio. Nelle ultime due settimane stanno sopprimendo una media di 40-50 corse al giorno. E questa purtroppo è una sconfitta per il trasporto pubblico locale, a livello proprio di programmazione”, dice Bonanni a Meteoweek. E racconta: “Noi nei mesi di marzo, aprile, maggio, fino a luglio abbiamo fatto continui incontri con la Regione Lazio, per dare suggerimenti da loro richiesti. Suggerimenti completamente caduti nel vuoto, perché poi alla fine non hanno fatto nulla di quello che noi avevamo suggerito”.
Stando a quanto riferisce il presidente del Comitato, la situazione del trasporto pubblico romano porterebbe gli utenti a rinunciarci, trovando soluzioni alternative: usare la propria macchina privata, o addirittura affittare autobus privati per mandare i bambini a scuola. “La problematica in atto – continua Bonanni – è che praticamente da noi il Covid veramente ci va a nozze, perché non essendoci controlli, non essendoci verifiche sugli assembramenti in stazione e sui treni, e non essendoci più il distanziamento che è stato tolto da un ultimo decreto, siamo tutti ammassati con le mascherine”.
Aggiunge ancora il pendolare: “A volte anche litigando perché qualcuno non la mette (la mascherina, ndr). Perché l’utenza poi fa anche molto, purtroppo anche in negativo, perché spesso non tutti recepiscono questo problema. E quindi viviamo molto con la paura. Tanta è la paura che molte persone si stanno organizzando in maniera autonoma, soprattutto per portare i figli a scuola. Ci sono addirittura persone che noleggiano i bus, per portare gruppi di figli nelle scuole. Quindi noi praticamente il trasporto lo paghiamo due volte: con le tasse e con i biglietti che poi non utilizziamo. E in più ci paghiamo il noleggio privato delle corse per essere più sicuri”.
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Per porre rimedio a una situazione disastrosa, il Comitato pendolare ha più volte sollecitato al Comune e alla Regione la creazione di Commissioni apposite, ha richiesto di essere ricevuto dalle amministrazioni locali per un confronto sul tema, ha fatto una istanza legale verso Atac e la Regione, per ricordargli che “devono fare servizio pubblico e in questo momento non lo sta facendo”. In tutta risposta, specifica Bonanni, Atac ha detto ai pendolari di avere una visione distorta, e che la situazione non è pericolosa. Ma le immagini scattate dai cittadini parlano chiaro e il presidente del Comitato non usa mezzi termini: “Queste persone dovrebbero soltanto dimettersi”.
Per Bonanni risolvere il problema del trasporto pubblico è la base da cui non si può prescindere. Se quello non funziona, le altre misure sono inutili. “Fa un po’ sorridere – conclude – che si pensa a chiudere le scuole o a fare la didattica a distanza, oppure bloccare i movimenti dalle 24 alle 5 di mattina, e non si pensa che il problema principale è la gestione dei trasporti pubblici: è lì che si annida tutto. Loro non intervengono su questo probabilmente perché non avendo pianificato a suo tempo, quando c’era la possibilità di acquistare nuovi treni e fare investimenti su infrastrutture non l’hanno fatto e adesso sono rimasti con il cerino in mano. Roma vive purtroppo una crisi epocale nel trasporto pubblico, ci rimette il povero pendolare che oltretutto paga un biglietto o un abbonamento per non avere un servizio e in più rischia la salute. Questo è il paradosso”.
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