Paolo Maldini ha fatto sognare i tifosi di tutta Italia. Lo ricordiamo tutti per i suoi capelli lunghi e per la sua maglia rosso nera. Com’è oggi il grande Paolo?
Dopo una brillante carriera da calciatore, Paolo Maldini è oggi un dirigente sportivo. Siamo infatti del tutto sicuro che, in questo suo lavoro, mette la stessa identica passione che aveva nel tirare la palla nella rete e nel gioire per un goal come solo lui sapeva fare.
Vi manca il Paolo Maldini di un tempo? Ecco com’è diventato ora. Ripercorriamo la sua storia.
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Com’era Paolo Maldini: la sua carriera
Nato a Milano nel 1968, Paolo Maldini si è sposato con l’ex modella venezuelana Adriana Fossa, con cui ha avuto i due figli Christian e Daniel, entrambi calciatori e cresciuti nelle giovanili del Milan. Il secondogenito ha infatti esordito in Seria A con la maglia rossonera il 2 febbraio 2020.
Nel corso della sua carriera, Maldini ha infatti indossato solo la maglia del Milan, con cui ha vinto 26 trofei: 7 scudetti, 1 Coppa Italia, 5 Supercoppe italiane, 5 Champions League, 5 Supercoppe europee, 2 Coppe Intercontinentali e 1 Coppa del mondo per club FIFA. Dal 1998 al 2002, Paolo ha inoltre giocato nella Nazionale Italiana, di cui è stato capitano per otto anni.
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Negli anni 2000, Paolo Maldini è stato inoltre fondatore e comproprietario, insieme a Christian Vieri, della marca di abbigliamento Sweet Years.
Paolo Maldini: com’è e cosa fa oggi
Dopo il suo ritiro come calciatore, Paolo Maldini ha fondato la società calcistica del Miami FC, unico club calcistico professionista della città della Florida che ha debuttato poi nella NASL.
Il 5 agosto 2018, dopo nove anni di ‘pausa‘, è stato annunciato il suo ingresso dell’organigramma societario del Milan come direttore dello sviluppo strategico dell’area sport. Il 14 giugno 2019 Maldini è stato invece nominato direttore tecnico della squadra biancorossa.
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Ho trovato questa esperienza molto impegnativa“, ha confessato Paolo Maldini durante un’intervista per ‘Rolling Stone‘, “Decisamente di più rispetto alla carriera da atleta. Quando giocavo, finiti gli allenamenti avevo tempo per stare con la mia famiglia. Il dirigente, invece, non stacca mai con la testa. E il telefono suona in ogni momento“.