Prosegue il processo sull’omicidio di Gianna Del Gaudio, la professoressa in pensione uccisa nel 2016 all’interno della sua villetta di Seriate, in provincia di Bergamo. Sotto accusa di omicidio volontario, il marito Antonio Tizzani, arrestato immediatamente dopo l’omicidio. Ora le intercettazioni che cancellerebbero ogni dubbio.
Gianna Del Glaudio fu uccisa nell’agosto del 2016 all’interno della sua villetta di Seriate, in provincia di Bergamo. Ad essere immediatamente accusato dell’omicidio della professoressa in pensione, suo marito, Antonio Tizzani, arrestato il giorno seguente. Ora emergerebbero nuove prove in grado di incastrarlo, intercettazioni di quanto pronunciato all’interno della sua auto: “Ho ucciso un angelo”. E ancora: “Ho ammazzato mia moglie”. Le intercettazioni ambientali rappresenterebbero ora una vera e propria svolta nell’indagine, e confermerebbero i sospetti sull’uomo, imputato per l’omicidio della moglie. Le registrazioni sarebbero emerse proprio in questi giorni, presentate all’interno dell’aula nella quale si sta tenendo il processo sull’omicidio. Così, le prove raccolte durante le indagini condotte dai carabinieri del nucleo operativo di Bergamo sono state messe a disposizione dell’aula.
Tra le intercettazioni ambientali finite al centro dell’attenzione, una prima frase pronunciata da Tizzani mentre guidava. E’ il 2016, l’anno dell’omicidio, l’uomo è solo nella sua auto, crede di non essere ascoltato, esclama: “Scusami per quello che ti ho fatto”. Immediata l’ipotesi degli inquirenti, il pensiero va alla moglie uccisa da diverse coltellate. Poi una seconda intercettazione: questa volta è il febbraio 2017, Tizzani è di nuovo all’interno della sua auto. Di nuovo, preso dai sensi di colpa, rimastica confessioni rivolte a se stesso, e afferma: “Ho ucciso un angelo” e “Ho ammazzato mia moglie“. Ora l’uomo deve rispondere dell’accusa di omicidio nell’udienza programmata per il 26 ottobre, nella quale gli verrà chiesto di spiegare esattamente il senso di quelle frasi intercettate.
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Nel frattempo, proseguono anche le indagini sul figlio della donna, che dovrà rispondere dell’accusa di falsa testimonianza. A chiedere la trasmissione degli atti, la pm Corucci. L’accusa, infatti, ritiene che le testimonianze fornite da Paolo e dalla moglie subito dopo l’omicidio contengano delle informazioni non veritiere. I due sono stati ascoltati ieri in aula. La stessa Elena Foresti, moglie di Paolo, avrebbe ammesso: alcune testimonianze su liti ed episodi di aggressione del suocero ai danni della moglie sarebbero state, in parte, gonfiate. Si attende allora di scoprire tutta la verità su un omicidio avvenuto quattro anni fa, dopo la mezzanotte, nella casa in cui Gianna Del Gaudio abitava con il marito.
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La donna si trovava in casa al momento dell’aggressione, intenta a lavare i piatti. Poi il colpo alla gola, all’improvviso, alle sue spalle. Infine, l’allarme lanciato dal marito, dapprima rivolto al 112 e poi al figlio Paolo, che abitava non lontano dall’abitazione. Seguono le indagini, la raccolta di testimonianze, alle quali Tizzani risponde così: il marito aveva visto un uomo incappucciato fuggire dall’abitazione. Ovviamente, la testimonianza riportata non era abbastanza concreta per scansare i sospetti ricaduti da subito sul marito. Infatti, il giorno dopo Tizzani finisce nel registro degli indagati. Due mesi dopo, il ritrovamento di quella che viene considerata l’arma del delitto in una siepe a 500 metri dall’abitazione: un taglierino chiuso in un sacchetto di plastica, con tracce di sangue di Gianna del Gaudio. Sul taglierino, anche un altro Dna, compatibile con quello di Tizzani.