Immuni, non funziona il tracciamento: falla nel sistema di caricamento dei dati

Fanno spavento gli ultimi numeri relativi ai contagi da Covid nel nostro Paese. Dal giorno del suo rilascio, Immuni ha registrato in tutto solo 999 segnalazioni: ecco cosa non funziona nel sistema di tracciamento dell’app.

immuni non funziona tracciamento
foto di repertorio – Immuni, non funziona sistema di tracciamento

Nonostante l’investimento del governo sulla realizzazione di una app che doveva aiutare a controllare e a monitorare la situazione contagi nel nostro Paese, appare evidente che qualcosa non abbia funzionato. E l’errore, spiegano i giornalisti del Sole 24 Ore, andrebbe ricercato proprio all’interno del funzionamento stesso di Immuni.

I numeri riportati dal quotidiano fanno riflettere: sono 9.161.214 gli italiani che hanno scaricato l’applicazione sul proprio telefono, ovvero poco meno di un sesto della popolazione. In tutto, però, le segnalazioni di utenti positivi sono state finora 999, con 19.485 notifiche totali. Qualcosa chiaramente non torna, soprattutto dopo che nel nostro Paese è stata raggiunta la soglia dei 17mila contagi nei giorni scorsi.

Colpa dei medici o dei pazienti?

A far luce sulla situazione è stato lo stesso ideatore della app, Luca Foresti. In una recente intervista a RaiNews24 Foresti ha indicato nel sistema di caricamento dei dati di Immuni una falla, un inghippo che in buona sostanza rende l’applicazione inutile. Questo poiché quando un paziente viene trovato positivo al Covid-19, il medico dovrebbe collegarsi con il software della tessera sanitaria, ottenere un codice e riferirlo all’interessato. In questo caso, il paziente dovrebbe allora a sua volta dovrebbe caricare tale codice su Immuni. Ma se in tutto sono pervenute soltanto 999 segnalazioni nel sistema dell’app a partire dal suo rilascio, sicuramente uno dei due attori in questo dramma apocalittico non ha fatto il suo dovere.


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Sebbene possa venire subito in mente di attribuire la “colpa” al paziente, si tratta a conti fatti di una situazione poco credibile. Del resto, chi ha scaricato Immuni è intenzionato a contribuire a combattere la pandemia, e a fare buon uso dello strumento – altrimenti, che senso ha installarlo sul telefono? Che sia dunque “colpa” del medico? Le penne del Sole 24 Ore sembrano propendere per il sì.


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La spiegazione la ricercano nel Decreto del Presidente del Consiglio illustrato domenica scorsa, nel quale viene sottolineato come “al fine di rendere più efficace il contact tracing attraverso l’utilizzo dell’App Immuni, è fatto obbligo all’operatore sanitario del Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria locale, accedendo al sistema centrale di Immuni, di caricare il codice chiave in presenza di un caso di positività”. Ciò significa che precedentemente al dpcm i medici non erano obbligati a tale prassi, che veniva con buona probabilità inadempiuta.

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