Cesare Battisti, trasferito la settimana scorsa nel reparto AS2 insieme ai terroristi islamici, chiede al magistrato di Sorveglianza il rinvio dell’esecuzione della pena ai domiciliari per motivi di salute.
Cesare Battisti, l’estradato ex terrorista sulla cui testa pendono quattro ergastoli da dover scontare nel nostro Paese, aveva annunciato diverso tempo fa di aver dato il via a uno sciopero della fame. Si tratta, il suo, di un provvedimento polemico, nei confronti di chi lo costringe a stare ancora in isolamento – una “pena del tutto illegittima“ – e che si scaglia contro le condizioni carcerarie, ritenute da lui stesso troppo dure.
Secondo quanto viene oggi riportato dall’Adnkronos, l’ex membro dei Pac, detenuto nel reparto di Alta sicurezza (AS2) del carcere di Rossano (in Calabria) avrebbe infine chiesto al magistrato di Sorveglianza il rinvio dell’esecuzione della pena con detenzione domiciliare. Il 65enne pare abbia motivato la sua richiesta avanzando dei motivi di salute, e si sarebbe appellato a quanto prevede l’ordinamento penitenziario. In alcuni casi specifici, connessi allo stato di salute e all’età dei detenuti, l’ordinamento prevede infatti il rinvio obbligatorio o facoltativo dell’espiazione della pena.
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Sempre secondo quanto è stato riferito dalle fonti, pare inoltre che Battisti stia da giorni rifiutando tutte le relative visite mediche. Tale richiesta di rinvio alla detenzione domiciliare sarebbe stata avanzata dall’ex terrorista prima del suo trasferimento nel reparto AS2, verificatosi venerdì scorso con il via libera da parte del Dap e sotto il parere della Dna e della Dda di Milano.
L’ex terrorista dei Pac è stato trasferito nel reparto di Alta sicurezza (AS2) del carcere di Rossano (in Calabria) venerdì scorso – sezione dove sono detenuti i terroristi islamici. Una decisione contro la quale lo stesso Battisti si è sempre opposto, lamentando di una “vendetta dello Stato” nei suoi confronti (relativa anche all’isolamento penitenziario) e appellandosi alla questione che lo vedrebbe destinatario di “minacce ricevute dall’Isis e da Al Qaeda nel 2004 e 2015” – dopo le sue prese di posizione sul terrorismo islamico mentre, si trovava ancora in Brasile.
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