Quando le immagini furono diffuse su una chat WhatsApp per la prima volta, la giovane vittima del “revenge porn” era ancora minorenne. A distanza di due anni, l’incubo sembra non finire. Le immagini sono state nuovamente diffuse via Instagram. L’avvocato della famiglia, Sergio Pisani: “Non si può perdere altro tempo. Altrimenti si rischia un nuovo caso come quello di Tiziana Cantone”.
La giovane vittima del “revenge porn” era ancora minorenne quando le immagini iniziarono a circolare per la prima volta, circa due anni fa. Due anni dopo, torna l’incubo. Le immagini, video in cui la ragazza appare mentre compie atti sessuali con il suo ex fidanzato, circolarono in un primo momento su una chat WhatsApp. I mesi passano, le istanze degli avvocati si accumulano, gli appelli a cancellare definitivamente quei video anche, ma l’incubo torna a riproporsi ciclicamente. La ragazza che abita nella provincia di Napoli, E.C., dice di non riuscire più a sostenere una situazione del genere. Qualche giorno fa è ripiombata nuovamente nell’angoscia di vedersi condivisa senza il suo consenso. Questa volta si tratta di Instagram: sulla piattaforma sono spuntanti nuovamente quei video. A questo punto le segnalazioni e le diffide presentate dall’avvocato civilista Roberta Fogliamanzillo, ma il social continua a negare la rimozione dei gruppi sui quali sono circolate e continuano a circolare le immagini. Il motivo? Gli account, sostiene il social, non violano le linee guida della community. A commentare, ora, è anche il penalista della famiglia, l’avvocato Sergio Pisani, che ribadisce: “Il fatto, di per sé gravissimo, diviene ancor più grave per la condotta omissiva di chi avrebbe l’obbligo di controllo e quindi di immediata rimozione di questi contenuti”. Per Pisani “va immediatamente creata l’identità certificata dei profili, è evidente, ormai, che non si può perdere altro tempo. Altrimenti si rischia un nuovo caso come quello di Tiziana Cantone”. Intanto la famiglia cerca di proteggere la ragazza, di nuovo, dopo averlo fatto già in passato. L’avvocato Pisani, annuncia di voler chiedere il sequestro del social perché i responsabili “si rendono corresponsabili di un gravissimo reato: il revenge porn”.
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L’utilizzo di piattaforme social come mezzo di diffusione del revenge porn è ormai tristemente noto, anche per il numero di vittime che sono cadute preda di questa forma di derisione. Ma cosa accade, invece, se a creare le immagini oggetto di revenge porn è direttamente un bot? E’ quanto avvenuto a 700mila donne, vittime inconsapevoli di una tecnologia deepfake adottata attraverso la piattaforma Telegram. Il meccanismo in grado di generare nudi attraverso bot è stato così rinominato “ecosistema deepfake”. Il nudo viene generato in maniera semplicissima: gli utenti devono limitarsi a inviare una foto nella chat del bot. A “spogliare” virtualmente il soggetto della foto ci pensa il bot, dopo pochi secondi. Poi la diffusione delle immagini, attraverso i vari canali Telegram. Stando a quanto scoperto dai ricercatori di Sensity, più di 100mila immagini sono state generate nei canali pubblici di Telegram fino al mese di luglio. Stando a quanto emerso dall’indagine, nel 30% dei casi le donne denudate dal bot sarebbero star e influencer.
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Questo vuol dire, però, che nel 70% dei casi si tratta di persone comuni. Così preoccupa sempre più un fenomeno che coinvolge soprattutto Italia, Russia, Argentina e Stati Uniti, un fenomeno dalla larga diffusione e capacità virale. A lanciare l’allerta anche Giorgio Patrini, uno degli autori dell’analisi, che afferma sulla Repubblica: “Usare gli algoritmi per creare delle immagini false con l’obiettivo di prendere di mira ex partner o conoscenti non è mai stato così semplice”.
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