Lombardia Film commission, Scillieri si sfila e ammette la verità. L’inchiesta è nata dall’acquisto di un capannone di Cormano con versamenti per 800 mila euro. Alberto Di Rubba ed Andrea Manzoni avrebbero incassato soldi illegalmente da Andromeda srl.
Si rompe il fronte difensivo tra i tre commercialisti vicini alla Lega arrestati a causa della vicenda Lombardia film Commission per peculato e altri reati. Michele Scillieri, sostenitore leghista, ammette ai pm che Alberto Di Rubba ed Andrea Manzoni, soci di studio a Bergamo e revisori del Carroccio alla Camera e al Senato, hanno incassato illegalmente 178 mila euro versati da Andromeda srl, la società dietro la quale si celava lo stesso Scillieri. Lo stesso avrebbe venduto per 800 mila euro il capannone ad Flc. Sono “uomini di partito”, scrive confermando i domiciliari il Tribunale del riesame al quale la Procura dichiara che, oltre a questa operazione, “rimangono sicuramente da esplorare altri ancor più delicati settori in cui il “pool” di commercialisti ha impiegato la propria professionalità”.
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Quei 178 mila euro, afferma il Tribunale presieduto da Maria Cristina Mannocci, sono stati incassati da Di Rubba che, come presidente di Flc, “aveva ideato l’operazione usando la propria professionalità per mascherare con contratti, fatture e pareri, i passaggi di denaro unicamente finalizzati all’arricchimento proprio e del proprio socio Manzoni”. Ai pm Stefano Civardi ed Eugenio Fusco i due commercialisti bergamaschi hanno dichiarato i soldi come ” provvigione” nell’acquisto per 250 mila euro di un terreno in Alta Val Seriana da parte di Andromeda producendo una scrittura privata.
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“È una fattura per un’operazione inesistente, una pezza con un errore da dilettanti”, ha sostenuto Scillieri che ha ammesso ” numerosi accordi” tra loro “per spartirsi i soldi”. Secondo la Guardia di Finanza di Milano, infatti, gran parte degli 800 mila euro sarebbero stati intascati dagli stessi. La vicenda delle sede Flc è una «messinscena», scrivono i giudici, allestita dai commercialisti per prendere i fondi della Regione Lombardia. Anche perché, sostengono i magistrati, non c’erano “particolari ragioni né di urgenza, né di natura economica, né di comodità per acquistarla al doppio del valore”. A spuntare tra gli indagati c’è anche il nome di Francesco Barachetti. Un “personaggio molto legato a Di Rubba e Manzoni e, più in generale, al mondo della Lega il cui ruolo non è stato ancora ben chiarito”, sostiene la Procura. Di Rubba e Manzoni possono inquinare le prove, dicono i giudici. Come dimostra un incontro a Roma con esponenti della Lega ai “piani altissimi della politica” per risolvere la questione del licenziamento di un direttore di banca che aveva coperto affari illeciti a loro conto. La questione rimane in sospeso.
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