Studentesse stuprate a Pisticci, altri quattro arresti: due sono cantanti trap

La polizia di Matera ha arrestato gli altri quattro membri del gruppo che la sera tra il 6 e il 7 settembre scorso a Marconia di Pisticci aveva violentato due quindicenni inglesi dopo averle drogate. Tra gli ultimi quattro arrestati, anche due cantanti trap. 

stupro pisticci - meteoweek.com

La polizia di Matera fa chiarezza su quanto avvenuto nella notte tra il 6 e il 7 settembre scorso a Marconia di Pisticci, quando due minorenni inglesi sono state violentate da un gruppo di ragazzi, in tutto 8 persone. Le ragazze sono state stuprate dopo esser state drogate all’interno di una villa a Marconia di Pisticci. All’interno dell’abitazione, una festa privata a cui partecipavano anche gli ultimi quattro arrestati: Rocco Lionetti (21 anni), Michele Falotico (21 anni), Michele Leone (22 anni) e Egidio Andriulli (22 anni). Michele Leone, oltre a essere figlio di una poliziotta in servizio, sarebbe anche un trapper, insieme a Egidio Andriulli, rispettivamente Red Michael e Meu Deus. Su richiesta della Procura della Repubblica, il Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Matera ha disposto la custodia cautelare in carcere per i quattro ragazzi. Così il cerchio sembra chiudersi e gli ultimi rintracciati dalla polizia si aggiungono agli altri quattro arresti effettuati in precedenza dagli agenti del questore Luigi Liguori.


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I primi fermi erano scattati già la settimana successiva alla violenza, su ordine del gip di Matera Angelo Onorati. In manette Giuseppe Gargano, 19 anni, Alessandro Zuccaro, 21, Alberto Lopatriello, 22 e Michele Masiello, 23 anni. L’accusa? Violenza sessuale aggravata e continuata, durante la quale  i ragazzi in questione si sarebbero approfittati di “condizioni di minorata difesa” delle due vittime, lesioni personali continuate e aggravate. Per i primi quattro arrestati è già arrivata la conferma del carcere.

La violenza

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Stando a quanto ricostruito fino a questo momento le due ragazze inglesi si trovavano a Marconia da circa due settimane. Una vacanza a casa di parenti di una delle due che presto avrebbe assunto contorni orripilanti. Il rientro in Inghilterra era previsto per il 6 settembre, ma le due avrebbero deciso di posticipare il ritorno a casa di una settimana. Proprio la sera del 6 settembre si sarebbero recate presso una festa privata accompagnate dalla sorella maggiore di una delle due ragazze. A quel punto qualche ragazzo del branco avrebbe offerto loro qualche bicchiere di gin lemon. Le due si sarebbero sentite male poco dopo. A confermare la presenza di sostanze stupefacenti nell’organismo, i successivi esami di laboratorio. Le ragazze sarebbero poi state condotte nel retro della villa dal gruppo di ragazzi che, approfittando delle loro condizioni, le avrebbero violentate. Una di loro fortunatamente sarebbe riuscita a recuperare quel tanto di lucidità per divincolarsi dalla presa, scappare all’interno della villa e avvisare la sorella maggiore. Immediato, a quel punto, l’allarme lanciato alla polizia.

Le indagini

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Gli arrestati: da sinistra Michele Masiello, Giuseppe Gargano, Alberto Lopatriello e Alessandro Zuccaro

L’indagine avrebbe portato in un primo momento ad individuare solo quattro componenti del branco, grazie al riconoscimento facciale. A far scattare il riconoscimento visivo, la cugina di una delle due minorenni che ha mostrato loro i profili Instagram di due ragazzi: Masiello e Lopatriello, i primi due violentatori riconosciuti. L’identità degli altri due sarebbe emersa, invece, grazie all’analisi delle telecamere di sicurezza. Poi la seconda fase, quella volta a rintracciare gli altri quattro componenti del gruppo. Già da tempo si conosceva l’identità degli altri quattro, ma ogni possibile arresto era stato bloccato in attesa di acquisire prove schiaccianti. Così i poliziotti della squadra mobile di Matera si sono dati da fare, hanno lavorato sulle immagini e sulle tecniche di riconoscimento e, dopo un mese, sono riusciti a fornire prove evidenti in grado di confermare in maniera inequivocabile l’identità degli altri quattro violentatori.

Le prove erano necessarie anche a causa del fatto che gli ultimi quattro arrestati non erano stati riconosciuti dalle vittime. Ma i poliziotti erano convinti della loro presenza sul luogo dell’illecito. Così, insieme al lavoro sulle immagini, avrebbero analizzato tabulati telefonici, i fermo immagine per inquadrare i volti, e abiti e scarpe indossati la sera dello stupro, con lo scopo di rintracciare tracce di dna o altri liquidi utili a incastrarli. Nel corso delle perquisizioni domiciliari, infatti, sono stati sequestrati indumenti in grado di aggravare la posizione dei convolti: su abiti e scarpe sono state ritrovate tracce di una vernice di colore verde, la stessa rinvenuta sul cofano dell’autovettura sulla quale avevano avuto luogo le violenze sessuali.


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Ad incastrare ulteriormente i ragazzi, anche i dialoghi tra gli indagati: dopo l’arresto dei primi quattro, i restanti quattro avevano iniziato a confrontarsi sulla versione fasulla da fornire al giudice. Tutti erano concordi sulla necessità di confermare come le ragazze fosse consenzienti. Poi i dubbi sul perché Falotico fosse rimasto estraneo alle indagini per un lasso di tempo più lungo rispetto agli altri. A quel punto, un’altra strategia: suggerire a quest’ultimo la versione da fornire agli investigatori. L’insieme delle prove raccolte è poi finito nella richiesta di misura cautelare del pubblico ministero Anna Franca Ventricelli. Finalmente, dopo un mese, il cerchio si chiude.

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